A 40 anni dall’omicidio per mano delle Brigate Rosse, l’amministrazione Mismetti ha deciso di rendere omaggio al sindacalista operaio Guido Rossa, intitolandogli una sala al terzo piano del palazzo comunale di Foligno. “Con questo gesto – fanno sapere da palazzo Orfini Podestà – vogliamo ricordare una figura che si è impegnata per la difesa della democrazia”. Rossa morì a Genova il 24 gennaio 1979, nel pieno degli anni di piombo.
Operaio di origine veneta, visse per parecchi anni a Torino. Il suo primo impiego all’età di 14 anni, quando viene assunto come operaio in una fabbrica di cuscinetti a sfera. Poi il passaggio alla Fiat di Torino come fresatore. Agli inizi degli anni Sessanta si trasferisce a Genova a lavorare per l’Italsider, venendo eletto l’anno seguente nel consiglio di fabbrica per la Fiom-Cgil. Iscritto al Partito comunista italiano, è sindacalista della Cgil all’Italsider di Genova-Cornigliano. A condannarlo a morte la denuncia presentata nei confronti di Franco Berardi, operaio che Rossa scopre a distribuire volantini firmati dalle Brigate Rosse all’interno dell’Italsider. Di fronte ai carabinieri, però, è da solo a firmare la denuncia, nonostante l’appoggio iniziale di alcuni compagni.
È il 24 gennaio del 1979, sono le 6.30 del mattino, e Guido Rossa entra in macchina per andare al lavoro. Riccardo Dura, Vincenzo Gagliardo e Lorenzo Carpi sono appostati sotto casa sua, lo aggrediscono alle spalle e lo uccidono. Il giorno dopo le Brigate Rosse rivendicano l’attentato al “Secolo XIX” di Genova. Il primo operaio, ucciso dalle Br, è un sindacalista e un militante del Pci. Al suo funerale 250mila persone per rendere omaggio a chi non ha esitato nel difendere la legalità dei principi democratici dello Stato.