Settanta opere realizzate tra il XVII e il XIX secolo da architetti di fama nazionale ed internazionale, italiani e stranieri, oggi custodite all’Accademia di San Luca a Roma e da venerdì 10 maggio in esposizione a palazzo Brunetti Candiotti a Foligno. È ciò che attende gli appassionati di architettura e i curiosi che visiteranno la mostra “Per commodo della Città”, primo atto della convenzione siglata nelle scorse settimane dal Comune di Foligno e dall’antica istituzione culturale capitolina guidata da Francesco Cellini, che vanta un patrimonio di migliaia di opere di pittura, scultura ed architettura.
Ad accendere i riflettori su quest’importante spaccato culturale che la città di Foligno si appresta ad ospitare fino al 21 luglio prossimo, sarà la lectio magistralis dell’architetto e storico dell’architettura Paolo Portoghesi, chiesi terrà all’Auditorium Santa Caterina venerdì 10 maggio alle 16.30, subito dopo cioè la presentazione della mostra. All’evento prenderanno parte – tra gli altri – il rettore dell’Università degli studi di Perugia, Franco Moriconi, e la soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria, Marica Mercalli, oltre ovviamente alle istituzioni locali ed al presidente dell’Accademia di San Luca, Francesco Cellini. A seguire l’incontro con Portoghesi sarà, poi, alle 19, il taglio del nastro dell’esposizione ospitata – come detto – a palazzo Candiotti. La mostra sarà visitabile gratuitamente il sabato, la domenica e nei giorni festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Mentre nei giorni feriali solo su prenotazione.
Sarà dunque con quest’esposizione di disegni architettonici che prenderà il via la convenzione triennale tra l’amministrazione folignate e l’Accademia di San Luca, che ha come obiettivo dichiarato quella di rafforzarsi nel tempo, trasformando di fatto Foligno in una sorta di centro satellite dell’antica istituzione romana. Tra i progetti in cantiere c’è infatti anche quello di creare nella città della Quintana un archivio che possa ospitare in maniera permanente le opere oggi conservate nella Capitale. “Vogliamo mettere il nostro patrimonio a disposizione di strutture e persone – aveva infatti spiegato a questo proposito il presidente Cellini – coinvolgendo la città tutta in un’attività di ricerca e studio, anche in un’ottica di digitalizzazione delle opere”.