Estate, tempo di vacanze e di maggiori spostamenti. Ma a vigilare su cittadini e turisti, soprattutto quando prendono il treno, c’è la polizia ferroviaria, che a Foligno vede a capo il vice ispettore della Polizia di Stato, Alessandro D’Antoni. Ospite della redazione di rgunotizie.it, il comandante D’Antoni è intervenuto su quella che è la “mission” della polfer e su quanto sia importante lavorare in sinergia e a stretto contatto con la comunità di riferimento.
Comandante D’Antoni partiamo subito da quelli che sono i compiti della polizia ferroviaria. Quali sono?
La polizia ferroviaria è la più antica delle specialità della Polizia di Stato. Ha superato i 110 anni di vita, una bella età. Il nostro compito è di essere una polizia di visibilità e prossimità. Quotidianamente svolgiamo un’attività di prevenzione e repressione dei reati. Interveniamo, quindi, per impedire che vengano commessi reati ma anche in casi di emergenza, per prestare assistenza a persone in difficoltà, come i senzatetto o minori, e per garantire l’ordine e la sicurezza dei cittadini. Siamo operativi anche in occasione di manifestazioni o durante gli spostamenti dei tifosi in ambito ferroviario e difendiamo i viaggiatori notte e giorno nelle stazioni dagli specialisti del furto, da coloro che sono sempre pronti ad entrare in azione approfittando dei luoghi affollati e della distrazione delle vittime. La nostra attività, dunque, è questa: essere visibili e presenti all’interno ed all’esterno dello scalo e lavorare in sinergia con i cittadini.
Abbiamo detto “estate, tempo di vacanze…”. Il vostro lavoro, ovviamente, è tutto l’anno. Però è ovvio che in estate c’è un aumento del traffico di persone che prendono il treno. Quest’estate com’è andata?
Si, il periodo estivo è quello di maggior affollamento degli scali ferroviari. Perché al di là dei pendolari, abbiamo un importante flusso di turisti, per cui il nostro lavoro diventa più complicato ed allo stesso tempo più particolareggiato ed intenso. Basti pensare che durante questo periodo sono state identificate e controllate più di mille persone, sono stati scortati 80 treni con una ventina di scorte tra tratte interne ed extraregionali e 300 pattuglie automontate. Per quanto riguarda, invece, i dati repressivi sono state denunciate 12 persone e sono state elevate 20 contravvenzioni per il mancato rispetto del codice ferroviario. È chiaro che dove c’è più affollamento, la possibilità che si verifichino reati è più alta e quindi maggiore è il lavoro degli operatori della polizia ferroviaria.
C’è stato qualche caso che potremmo definire “curioso” quest’estate?
Si, ce ne sono stati un paio. Il primo è relativo ad un viaggiatore che a seguito di un diverbio con un capotreno per la mancanza del biglietto, in un lasso di tempo brevissimo oltre che al rifiuto di fornire le generalità ha anche oltraggiato e minacciato il capotreno e interrotto il viaggio per cui è stato denunciato e segnalato all’autorità giudiziaria per ben quattro ipotesi di reato. Quattro reati in quattro minuti. E poi, recentemente, un paio di persone che hanno preso di mira il bar della stazione e nel giro di pochissimo tempo l’hanno bersagliato con furti ripetuti. Far conoscere ai cittadini quello che facciamo, qual è la nostra utilità è importante, perché noi siamo al loro servizio ed è giusto che sappiano come la Polizia di Stato agisce ed opera.
Abbiamo parlato di attività di repressione, ma è molto importante anche quello che fate sul fronte della prevenzione…
Riprendo i concetti che avevo espresso all’inizio, quelli della visibilità e prossimità. Quindi essere tra la gente, aiutarla, avere la premura di ascoltare le richieste e dare delle risposte, anche quando ci vengono chieste indicazioni su un binario o aiuto nel salire sul treno. Si tratta di servizi di utilità. Poi c’è il concetto di prossimità, perché è solo grazie alla vicinanza, in sinergia con i viaggiatori ma anche con le strutture delle ferrovie Trenitalia o Rfi, che riusciamo a ottenere dei risultati. L’unione fa la forza.
La polizia ferroviaria, però, non opera solo all’interno della stazione. Spesso vi spostate e andate all’interno delle scuole…
Avere delle nozioni non serve a niente se non le si fa conoscere agli altri. E quale platea meglio dei ragazzi? Il progetto “Train to be cool” è nato proprio per parlare con i giovani e far loro conoscere questo mondo vasto e complesso che è la stazione ferroviaria. All’interno di una stazione ci sono molti pericoli e noi spieghiamo ai ragazzi come affrontarli. Mi viene in mente il fatto, ad esempio, di non indossare le cuffiette, perchè il treno è silente non si vede e non si sente arrivare, per cui può essere pericolo avere questo filtro. Ribadire il concetto di non oltrepassare i binari o la cosiddetta linea gialla, di non toccare con qualsiasi strumento i cavi dell’alta tensione. Quindi cerchiamo sia dal punto di vista pratico di evitare questi pericoli, ma inseriamo anche un discorso di educazione alla legalità, perché il rifiuto di fornire le generalità o imbrattare i treni sono entrambi reati, per cui spieghiamo ai ragazzi che fare cose del genere si ripercuote sulla loro vita, con conseguenze spiacevoli anche quando arriverà per loro il momento di affacciarsi al mondo del lavoro. La nostra missione è anche questa e ne siamo orgogliosi, perché è lavorando sui ragazzi e con i ragazzi che possiamo avere i risultati migliori.