Nel Folignate quello dell’azzardo è un gioco che costa 60 milioni di euro all’anno. La denuncia arriva dalla Cgil attraverso il responsabile territoriale della Camera del lavoro. Numeri alla mano, Mario Bravi traccia un quadro di quella che è la situazione su tutto il territorio. I dati sono quelli raccolti dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli che delineano un quadro definito allarmante.
Il riferimento è, in primis, alla città della Quintana dove, a fronte di una popolazione composta da 57.164 abitanti, il totale delle giocate in 12 mesi ammonta a 44,53 milioni di euro per una spesa pro capite di 778 euro. Trecentonovantacinque gli apparecchi presenti. Segue Trevi, dove i milioni “bruciati” tra slot machine, scommesse e gratta e vinci sono 6,47, con una spesa pro capite di 773 euro su una popolazione di 8.372 persone e 68 macchinette installate. Il terzo posto di questo infausto podio va invece a Spello, dove però la spesa si dimezza rispetto alla vicina Trevi. Nella Splendidissima Colonia Julia il totale delle giocate annue è di 3,40 milioni di euro, la spesa pro capite di 396 euro e gli apparecchi presenti 38.
Dell’ordine dei 2 milioni i soldi che finiscono nel gioco d’azzardo a Bevagna e Nocera Umbra. Nella città delle Gaite – comune di 5.068 abitanti – la cifra è di 2,71 milioni con una spesa pro capite di 535 euro, mentre nella città delle Acque le giocate ammontano, nel complesso, a 2,42 milioni di euro per una spesa pro capite di 419 euro.
Ci sono poi Gualdo Cattaneo, Montefalco e Valtopina dove i cittadini spendono nel gioco rispettivamente 1,94 milioni, 1,76 milioni e 1,19 milioni di euro con cifre pro capite che vanno dai 320 euro di Gualdo ai 312 euro della Ringhiera dell’Umbria e fino ad arrivare agli 853 euro di Valtopina, comune quest’ultimo di soli 1.398 abitanti.
Chiude il cerchio Sellano, che di quelli analizzati appare il più virtuoso. Borgo umbro di 1.071 abitanti vede finire nel gioco solo 109mila euro all’anno con una spesa pro capite di cento euro. Ma il risultato migliore appare, senza dubbio, la completa assenza di apparecchi deputati al gioco d’azzardo.
Insomma, fatta eccezione per quest’unica nota positiva, il quadro nel Folignate appare preoccupante, soprattutto se si guarda all’impennata del 9 per cento fatta registrare dalla città della Quintana. Ecco perché l’esponente della Cgil chiede che, di concerto con le strutture pubbliche, si incentivino e potenzino tutti quegli strumenti di prevenzione necessari a stroncare un fenomeno che concorre ad indebolire la coesione sociale.