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Dall’Umbria al Malawi in missione umanitaria: “Noi consumiamo il tempo, loro lo celebrano”

Pubblicato il 14 Dicembre 2019 11:54 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:17

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L’Africa cambia completamente la concezione che hai della tua vita, pensi di andare ad aiutare, ma in realtà ti vengono donate cose molto più preziose di quelle che dai. Quando torni cambia tutto”. Con queste parole Margherita, una giovanissima volontaria della onlus “Amici del Malawi”, descrive il suo viaggio in Africa. Ha appena 19 anni, ma si è sentita di prendere parte a questa esperienza magnifica, insieme ad un nutrito gruppo di volontari, guidato da don Marco Briziarelli, presidente dell’associazione dal 2017. 

Il Malawi si trova nella parte orientale del continente africano, in una zona poverissima, che anno dopo anno è messa sempre più a dura prova dai cambiamenti climatici, costringendo la popolazione a dover combattere quotidianamente contro la siccità e numerosi altri rischi.

La missione del gruppo di volontari italiani è durata dal 22 settembre al 13 ottobre. Tre settimane molto intense, in cui sono state fatte tantissime attività per aiutare gli abitanti della regione, cercando di contribuire anche allo sviluppo economico dei villaggi più popolosi.

Girando per le città si incontra solo la miseria, che è radicata sia a livello materiale che culturale. Ad esempio, per loro utilizzare gli oggetti una sola volta è impensabile – racconta Andrea, volontario di 21 anni – quello che colpisce, però, è che la povertà è abbinata all’incredibile vitalità del popolo: ogni giorno per loro è un inno alla vita, non c’è un attimo che non vivono pienamente, dietro ad ogni piccolo gesto, c’è la gioia di essere vivi”.

L’associazione, grazie al gemellaggio tra la diocesi di Perugia – Città della Pieve e quella africana di Zomba, gestisce in Malawi degli asili per i bambini orfani, un politecnico di arti e mestieri per la formazione professionale dei ragazzi e un importantissimo ospedale a Pirimiti.

Vado in Malawi dal 2012, è un popolo che mi ha conquistato – confessa don Marco, presidente dell’associazione – quello che mi ha rapito è la loro capacità di fermarsi, di non farsi travolgere dagli eventi, ma di goderseli. Qualsiasi cosa viene condivisa: dalla felicità al dolore, ogni emozione riguarda sempre tutti”.

Rispetto alla nostra società fortemente individualistica, dove la quotidianità è scandita da un continuo susseguirsi di eventi, che ci portano a vivere immersi nella frenesia, il Malawi è l’opposto.

Le persone ti dicono sempre ‘pang’ono-pang’ono’, che significa piano-piano, perchéqualsiasi cosa va fatta senza fretta – spiega Margherita – l’attesa aiuta a vivere i momenti più intensamente, dando valore alle persone che ti circondano. In particolare, tra le tante che ho incontrato, quella che mi è rimasta più nel cuore è Grace: una donna di cinquant’anni che ha fatto per vent’anni l’infermiera a Londra, ma è tornata in Malawi per costruire un centro d’accoglienza per i ragazzi e bambini in difficoltà. In poco tempo per me è diventata una seconda madre”. 

Le storie in un posto così remoto si sovrappongono, creando istantanee di ricordi, a volte difficili perfino da raccontare senza commuoversi. 

C’è un episodio che trovo davvero iconico per descrivere lo spirito del popolo africano – evidenzia don Marco -. Un giorno mi sono imbattuto lungo un fiume in un gruppo guidato da due papàcon al seguito otto bambini che stavano lavando i panni, a me era avanzato un panino, così ho individuato quello più esile, l’ho preso da parte e gliel’ho dato. Lui mi ha fatto cenno di aspettare, ha chiamato gli altri e davanti a me lo ha spezzato per condividerlo con loro. Di fronte ad episodi come questo, ti rendi conto che, in realtà, loro sono ricchi e tu sei povero: l’Africa ti rimette in fila le priorità”.

 

Tante sono le cose da fare in futuro per la onlus “Amici del Malawi”, dal miglioramento del progetto sanitario a quello della formazione professionale, passando per la costruzione di nuovi pozzi, fondamentali per dare ai villaggi la possibilità di usufruire dell’acqua. 

 

Consiglio di partire come volontario, ti cambia il modo di vedere le cose – sottolineaAndrea – è vero, ci sono molte paure e ostacoli, ma bisogna trovare la forza interiore per superarli. Personalmente, mi porterò dentro un segno indelebile: ci hanno dato il senso della nostra vita, insegnandoci, giorno dopo giorno, cos’è realmente la felicità”. E aggiunge Margherita: “Da credente, ho visto Dio attraverso lo sguardo dei bambini, i gesti delle persone e la bellezza dei sorrisi, che erano sinceri e pieni di gioia”.

 

Il viaggio è aperto a tutti, per Don Marco c’è una sola regola: “Voglio gente con il desiderio di vivere qualcosa che è una follia, con la voglia di scoprire una realtà talmente tanto lontana da noi, che non è immaginabile. Voglio persone con un cuore che desidera conoscere, incontrare e stupirsi, per comprendere le grandissime possibilità che abbiamo e smettere di sprecare tempo, ma iniziare a viverlo. Fino in fondo”. 

 

Per maggior informazioni: www.amicidelmalawiperugia.it

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