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Quando la passione per i videogiochi diventa un lavoro, l’umbro Rugini: “Sogno un mondiale”

Pubblicato il 29 Febbraio 2020 10:21 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:03

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Si chiama Elia, ha 24 anni ed è un appassionato di videogiochi, ma il suo non è il classico identikit di un ragazzo comune, perché è riuscito a trasformare la sua passione in un vero e proprio lavoro, pieno di sfide e di prospettive interessanti. Elia Rugini, classe 1995, è infatti tra i pochissimi umbri ad essere professionisti nell’esports, ovvero il mondo dei campionati degli sport elettronici. 

Tanti sono i titoli dei videogiochi che rientrano in questa definizione: dagli sparatutto, a quelli di strategia, passando per i multigiocatore sportivi. Elia è un professionista di Fifa, videogioco di calcio, che ha più di 10 milioni di giocatori in tutto il mondo. 

Quando ti sei avvicinato all’universo degli esports e come hai fatto a diventare professionista?

Il mio approccio è stato abbastanza istintivo, è avvenuto nel 2016 con Fifa, il noto videogioco di calcio. Da grande appassionato avevo giocato tantissime partite e i risultati erano stati molto positivi: 500 vittorie, 2 pareggi e 0 sconfitte. Mi è venuto spontaneo cercare delle competizioni con giocatori più professionali rispetto a quelli che si trovano normalmente online, per cui dopo qualche mese ho partecipato al mio primo torneo e, contro ogni previsione, sono riuscito a vincerlo. Nello stesso anno ho preso parte anche al campionato italiano a Milano, classificandomi quarto in tutta la nazione, un risultato memorabile per essere la mia prima volta. Dopo l’exploit, mi hanno contattato diversi team e ho avuto molte opportunità lavorative, tra cui rappresentare nelle competizioni nazionali il Perugia Calcio. 

In che cosa consiste il tuo lavoro?

La metafora più semplice per spiegarlo è quella del calciatore: gioco molte partite, ma dietro ad ogni risultato importante ci sono tanti allenamenti. Trasformare il proprio hobby in un lavoro, è sempre motivo di grande orgoglio: quello degli esports è un mondo aperto a tutti, ma per poter lavorarci bisogna avere dei risultati molto rilevanti e per quelli servono due cose: un pizzico di talento e tanta perseveranza.

Qual è la soddisfazione più grande che ti sei tolto dalla tua prima partita?

Sicuramente firmare per la squadra della mia città: sono stato il primo giocatore esports del Perugia e sono davvero felice di averlo rappresentato in Italia. A livello di risultati, sicuramente poter partecipare a Zurigo alle qualifiche del mondiale del 2017, purtroppo non sono riuscito a superarle, ma è stata un’esperienza incredibile. 

In futuro gli esports arriveranno al grande pubblico?

Credo proprio di sì, in Italia stiamo vivendo una fase di grande crescita, mentre se si guarda alle competizioni internazionali si è già arrivati al grande pubblico: molti trofei si svolgono in palazzetti pieni di spettatori paganti, che vengono per tifare i loro team di esports preferiti. Speriamo che anche in Italia si arrivi a dei livelli simili, di recente la serie A ha annunciato un campionato parallelo di esport a cui posso anticipare che prenderò parte e le partite saranno trasmesse sia su Sky che su Dazn. 

Sei giovanissimo, qual è il tuo sogno nel cassetto?

Sto lavorando molto per avere dei risultati sempre migliori: ho firmato da poco con un nuovo team, in più mi sto dedicando con grande interesse a Twitch, piattaforma dedicata al gaming in cui mi piacerebbe crescere. Il mio sogno nel cassetto, però, è di poter partecipare ad un evento mondiale live: sarebbe il compimento di un percorso che va avanti da quando ero solo un semplice bambino appassionato di videogiochi.

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