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Foligno, l’ultimo taglio di Mario e Roberto: “Dopo 50 anni chiudiamo l’attività”

Pubblicato il 17 Maggio 2020 11:43 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:45

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“Mario, posso prendere appuntamento per domani?”. “Robè, quando me li fai i capelli?”. Domenica mattina, porte aperte. Sono quelle del salone di Mario Albanesi e Roberto Tulli, storici barbieri di Foligno. Chi vede il negozio spalancato pensa che sia possibile prendere un appuntamento. E, durante la nostra intervista, dobbiamo dire che sono in tantissimi. Roberto e Mario però non hanno riaperto per prendere appuntamenti, ma solo per raccontarci la loro storia. Già, perché dopo cinquntana anni di lavoro insieme, hanno deciso di dire basta. A due mesi dall’inizio del lockdown, da lunedì in Italia i parrucchieri potranno riaprire. Non Mario e Roberto, che hanno deciso di abbassare per sempre la saracinesca. “In tempi di coronavirus è troppo rischioso tornare a lavorare – affermano con un velo di tristezza -. Il nostro è un mestiere definito a medio/alto rischio contagio e alla nostra età non possiamo permettercelo (73 anni Mario, 72 Roberto ndr)”. Insomma, gli storici barbieri di via Oberdan non chiudono per questioni economiche, anzi. “I clienti non ci mancano – dicono in coro -, ma abbiamo deciso di mettere al primo posto la salute. Dopo una lunga carriera ci goderemo la pensione, magari leggendo un libro all’ombra”. Roberto ha la passione per la fotografia, Mario quella per i viaggi. Forse le loro seconde vite ripartiranno da qui e dal maggiore tempo che potranno dedicare ai figli. 

Nel frattempo però, c’è malinconia per dover lasciare quella che fino al 12 marzo scorso era la loro vita. “A undici anni eravamo già dentro le botteghe dei barbieri, a quattordici tagliavamo i capelli – commenta in modo fiero Mario -. Dopo alcune esperienze lavorative personali, abbiamo deciso di aprire insieme questa attività”. Mario ha imparato il mestiere nello storico negozio di Falasca, in piazza San Giacomo. Roberto ha invece avuto la scuola di Ciancabilla e Mascelluti, i parrucchieri di via Rutili. Realtà che non esistono più, cancellate come tanti altri punti di riferimento della Foligno di un tempo. “Devo dire che la nostra è stata una vera e propria carriera artistica – ammette Mario -, ci siamo sempre adeguati ai tempi e abbiamo seguito le mode. Lo testimonia il fatto che, fino alla chiusura, tagliavamo i capelli a clienti giovani e anziani”. 

Nel corso degli anni, il loro salone è stato all’avanguardia. La scuola di Mario e Roberto è stata inoltre fondamentale per quelli che sono i parrucchieri di oggi a Foligno, alcuni dei quali tra i più in voga. “Ne abbiamo ‘tirati su’ tantissimi – dice Roberto -. Abbiamo formato un sacco di ragazzi che ora hanno una carriera brillante. Credo che anche la nostra lo sia stata, visti i tanti concorsi nazionali ed i premi che siamo riusciti ad ottenere”. Ancora oggi – o meglio, fino a due mesi fa -, la loro attività poteva vantare clienti da tutta l’Umbria. Fedelissimi, che da quaranta o cinquanta anni raggiungono via Oberdan per il periodico taglio. “Un periodo si lavorava anche di domenica – racconta Roberto – ed in una di queste domeniche abbiamo dovuto fare i capelli a cinque sposi per altrettanti matrimoni, insieme ai loro invitati: alla fine qui dentro si ritrovarano in diciassette. Erano i tempi – prosegue scherzando – in cui ancora ci si sposava”. 

Barbieri sì, ma prima di tutto amici. Amici tra di loro e con i clienti. Nel locale di Mario e Roberto c’è sempre stato spazio per le barzellette, le battute ed i siparietti. Come lo scherzo della Sambuca. “C’era un nostro cliente che la cercava sempre – ricorda Mario -. Un giorno prendemmo un bicchiere con acqua e shampoo, spacciandolo per Sambuca: lo bevve tutto d’un fiato e poi iniziò a fare le bolle. Ad un altro, che veniva sempre a scroccarci la merenda, mettemmo della gocce di Guttalax sul cibo: per due giorni non si è fatto vivo”. Il loro è sempre stato un salone dove potersi fare barba e capelli, ma anche un rifugio per chi tornava dall’estero. “Un nostro cliente – spiega Roberto –, si era trasferito a San Francisco. Tornava in Italia due volte l’anno: a maggio per mangiare le ciliege e a settembre per i fichi. In entrambi i casi non riunciava a farsi i capelli da noi”. Uno spaccato di vita straordinario, vissuto sempre con forbici e pettine in mano. Una storia lunga cinquanta anni, quella di Mario e Roberto, che nemmeno l’inesorabilità del coronavirus potrà mai cancellare.

Fabio Luccioli
Fabio Luccioli
Direttore di Radio Gente Umbra e Gazzetta di Foligno

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