Duro attacco del sindaco di Trevi, Bernardino Sperandio, contro Poste italiane. Casus belli, il mancato ripristino della normale apertura degli uffici postali. Situazione, questa, che comporta ritardi e quindi disagio per gli utenti, soprattutto per le fasce più deboli, costretti per ore in fila fuori dagli uffici locali.
Dopo aver chiuso e poi ridotto gli orari di apertura dello sportello Trevi centro storico, dall’emergenza Covid aperto, infatti, solo tre giorni a settimana, ora è stata chiusa anche l’unica buca delle lettere del centro e la seconda in tutto il territorio comunale. Al netto di questo quadro, Sperandio si è fatto, dunque, portavoce del forte malumore che alberga nella comunità trevana. E lo ha fatto con una missiva ai vertici di Poste italiane che denuncia il “grave disservizio perpetrato a danno di una città di oltre ottomila abitanti e con un flusso turistico in costante espansione”.
“Non è ammissibile – ha scritto il primo cittadino – che ad un cittadino di Trevi, magari anziano e che non sa armeggiare con la posta elettronica, gli sia impedito di spedire una lettera, oppure ad un turista di spedire una cartolina. La politica di Poste italiane, così rivolta esclusivamente al profitto, – ha continuato – ignora le esigenze delle fasce più deboli della popolazione, lasciando gruppi di anziani fuori ad attendere il loro turno in piedi per ore dal momento che la riduzione dei giorni di apertura provoca inevitabilmente lunghe file, oggi sotto il sole, in inverno al freddo, per accedere ai servizi nelle poche occasioni in cui vengono erogati”.
Il sindaco ha poi parlato di un “atto di inciviltà di fronte al quale non si può tacere”, perché, come da lui stesso riferito, “a pagarne le conseguenze sono soprattutto i più fragili”. L’auspicio del primo cittadino è che il suo appello non cada inascoltato e che Poste italiane ripristini al più presto un normale regime di servizi postali a Trevi.