Dopo l’“annus horribilis” 2019, in Umbria crolla ancora, e per il quarto anno consecutivo, la produzione di miele. A dirlo è un’indagine condotta dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) che fotografa un calo della produzione in tutta la regione del 50 per cento, con punte anche del 70 per cento. Per il vice presidente dell’Associazione produttori apistici umbri (Apau), Luca Ciampelli, sono stati diversi i fattori che hanno determinato un’altra annata in negativo. “Il calo della produzione di miele nel Cuore verde d’Italia, come del resto sul territorio nazionale – ha spiegato a Rgu il numero due di Apau -, è ormai cosa perenne. Tra le cause – ha continuato – condizioni climatiche altalenanti, inquinamento atmosferico e l’ormai costante presenza della Varroa”.
Come riferito da Luca Ciampelli, infatti, i significativi sbalzi di temperatura registrati durante quest’anno, abbinati a periodi di siccità, hanno sferrato un duro colpo al settore. Settore apistico che ha incassato anche quello inferto dall’acaro Varroa. “Abbiamo fatto i conti con un’importante recrudescenza di questo parassita che attacca le api – ha detto il vicepresidente Apau -, conseguenza anche di un inverno non particolarmente freddo. Una forte e costante presenza, quella della Varroa – ha proseguito – con cui, ormai da tempo, tutti i produttori devono fare i conti e cercare di convivere”.
Parallelamente ad una produzione al contagocce, anche l’Umbria si ritrova a fronteggiare il consistente arrivo negli scaffali dei supermercati di miele d’importazione. Un tema rispetto cui lo stesso vicepresidente Apau ha lanciato un’allerta ai consumatori. “Il miele che viene dall’estero – ha sottolineato Ciampelli – sovente manca di garanzie sanitarie, requisiti imprescindibili, invece, per quello nostrano. Questo, infatti, è oggetto di attenti controlli da parte delle autorità competenti anche rispetto alla fase di produzione e ad un corretto uso di fitosanitari. Tuttavia – ha dichiarato – la vendita di miele d’importazione è in crescita, dimostrazione che si va al risparmio non tenendo spesso conto della sicurezza del prodotto acquistato. È dunque opportuno ribadire ai consumatori – ha concluso Luca Ciampelli – che, al di là dei prezzi inevitabilmente inferiori del miele straniero, è cosa ragionevole optare per la maggiore qualità del prodotto nostrano”.