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Foligno, il Gruppo infanzia e adolescenza dice “no” alla chiusura delle scuole

Pubblicato il 19 Ottobre 2020 09:58 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:13

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La prospettiva che le scuole possano essere chiuse preoccupa, e non poco, il “Gruppo infanzia e adolescenza Foligno e zona sociale 8”. Nato lo scorso aprile su iniziativa di cittadini e professionisti con l’obiettivo di elaborare proposte e promuovere progetti concreti a tutela dei minori dai rischi di disagio e marginalità, il Gruppo infanzia e adolescenza ha perciò chiesto l’attivazione delle istituzioni affinché vengano prese decisioni concertate che abbiano al centro il diritto all’istruzione.

Nel dettaglio, vengono richiesti, oltre a tutti i provvedimenti sin qui adottati dagli istituti, un’eventuale messa a disposizione di spazi pubblici, fasce orarie differenziate, potenziamento ed ottimizzazione dei servizi di trasporto, rapida identificazione dei positivi ed una più efficace comunicazione dei protocolli. Un’attivazione che, per il Gruppo, deve passare dalla collaborazione con il mondo della scuola, delle professioni mediche e psicologiche, con studenti e genitori, e tesa ad identificare soluzioni differenti dallo stop delle lezioni, da vedere invece solo come extrema ratio.

Come sottolineato dal Gruppo, infatti, “il lockdown dello scorso anno scolastico ha mostrato come l’interruzione delle lezioni in presenza comprometta il diritto degli studenti ad una didattica basata sull’interazione, l’esperienza ed il confronto con docenti e compagni limitando il processo di apprendimento a mero trasferimento di contenuti”. Tutto ciò, concorrerebbe – secondo quanto dichiarato – ad un impoverimento della funzione educativa, con pesanti ripercussioni sui giovani, soprattutto quelli più fragili.

Insomma, il Gruppo infanzia e adolescenza mette in guardia rispetto al fatto che la scuola rappresenti il luogo fisico nel quale si riducono le differenze e si garantisce pari diritto di accesso all’istruzione, combattendo le disuguaglianze sociali e la solitudine dei ragazzi. “Chiudere la scuola – concludono – significa sottrarle il fondamentale ruolo di elemento di costruzione di una società competente, consapevole, giusta ed equa che sappia garantire parità di condizioni di partenza”.

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