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Foligno, bar e ristoranti: “Nel 2020 perdite tra il 50 e il 70%”

Pubblicato il 15 Gennaio 2021 08:43 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:54

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Perdite tra il 50 e il 70 per cento per i bar e i ristoranti di Foligno a seguito delle chiusure imposte dal Covid-19 nel 2020. È il quadro che emerge sulla base dei dati raccolti da alcuni dei ristoratori che operano nella città della Quintana, secondo il bilancio tracciato dal presidente del Consorzio InCentro, Samuele Ciccioli che spiega come l’ultimo mese sia stato particolarmente difficile.

“Al Governo – dichiara – chiediamo chiarezza nelle misure adottate ed una programmazione che ci permetta di lavorare sul medio e lungo termine. Chiediamo risorse a fondo perduto ed una apertura un po’ più ampia. Anche perché – prosegue – l’asporto o la consegna a domicilio non possono essere considerati il core business delle attività di ristorazione in una città come Foligno. Possono essere un di più, ma non l’attività principale, soprattutto per i ristoranti”.

Per il Consorzio InCentro, però, la collaborazione con le istituzioni rimane un elemento fondamentale. Ecco perché i ristoratori folignati non prenderanno parte alla contestazione messa in calendario per oggi – venerdì 15 gennaio – dal movimento #ioapro1501. Movimento che sta prendendo piede a livello nazionale dopo l’iniziativa, lanciata su Facebook da un ristoratore sardo, di riaprire le attività indipendentemente dalle disposizioni del Governo, seppur nel pieno rispetto delle regole di prevenzione imposte dalla diffusione del Covid-19.

“Non abbiamo mai partecipato ad alcuna protesta e non lo faremo neanche questa volta – commenta Samuele Ciccioli -, ma non perché crediamo che tutto sia stato fatto bene. Il nostro spirito, però, è quello della collaborazione con le istituzioni”. E l’attesa, ora, è tutta per il Dpcm in uscita proprio venerdì. “Non sappiamo ancora quali misure conterrà nel dettaglio – dichiara il presidente del Consorzio InCentro -, però, da quello che si legge in questi giorni, la situazione potrebbe essere tranquilla. Anche la suddivisione in aree – conclude il presidente del consorzio – potrebbe permetterci di respirare un po’”.

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