Sono state 752 le denunce complessive da infortunio per Covid-19 nel comparto sanitario fatte registrare in Umbria da marzo a dicembre 2020. A dirlo è il responsabile regionale della Fp Cisl, Luca Talevi, illustrando i dati forniti dall’Inail. Dati che, così come spiega il sindacalista, “certificano purtroppo il forte impatto dell’emergenza pandemica tra i professionisti della sanità, che da mesi – aggiunge – stanno lottando per assistere i tanti contagiati”.
Se nella fase pandemica che aveva scandito la primavera l’andamento degli infortuni era stato più basso della media nazionale, a partire dal mese di ottobre si è avuto un netto incremento. Basti pensare che, dati alla mano, “rispetto alla data di rilevazione del 30 novembre – dichiara Talevi – le denunce di infortunio da lavoro da Covid-19 sono aumentate a dicembre di 195 unità, con un incremento del 35 per cento, ossia il 25,7 per cento in più della media nazionale”. Un aumento che il responsabile Fp Cisl ha definito “costante e pericoloso”, sottolineando come il fenomeno abbia interessato indistintamente sia la provincia di Perugia che quella di Terni.
Entrando nel dettaglio delle 752 denunce complessive da infortunio per Covid-19, in 477 casi si è trattato di donne, 275 invece di uomini. “Il 62,9 per cento degli infortuni complessivi – prosegue Luca Talevi – si colloca infatti nell’ambito della sanità e servizi alla persona e, tra questi – dichiara – ben il 37,9 per cento sono tecnici della salute, con particolare riferimento purtroppo agli infermieri che risultano essere l’86,9 per cento. A seguire gli operatori sociosanitari e coloro che operano nelle Rsa”.
Ma per il sindacato la situazione non è destinata a migliorare. “È ipotizzabile – conclude il numero uno di Fp Cisl – un ulteriore incremento degli infortuni legati al Covid-19 nei primi mesi del 2021, precedenti all’avvio della vaccinazione, per gli operatori sanitari”. Ecco perché la Cisl si dice pronta ad andare avanti con la sua azione “a tutela della massima sicurezza di tutti i lavoratori della sanità pubblica e privata e di coloro che operano nelle strutture sociosanitarie, coinvolgendo i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza senza tralasciare la tutela psicologica di professionisti stressati da settimane di lavoro pericoloso ed intenso”.