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La storia a lieto fine di Kaltrina, salva dopo un trapianto: “Anche io diventerò donatrice”

Pubblicato il 27 Marzo 2021 10:11 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:39

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“La prima cosa che farò appena mi sarò completamente ripresa, sarà dare il mio consenso alla donazione. Perché senza la scelta fatta dalla donna di cui mi è stato trapiantato il fegato, io oggi non sarei qui. Voglio che la gente sappia quanto questo sia importante”. Kaltrina sta bene, finalmente. Da qualche giorno è stata dimessa dall’ospedale, ha ricominciato a camminare, a mangiare, ma – spiega – “la ripresa è lenta dopo due mesi passati in un letto d’ospedale. I medici, però, dicono che sono giovane e che recupererò tutto quello che ho perso”.

È il 24 gennaio quando la 21enne folignate si sente male. Sviene mentre è in giro. Il giorno dopo va in ospedale a fare delle analisi di routine. “Avevo gli occhi gialli, ero gialla in viso e l’infermiera appena mi ha vista in quelle condizioni mi ha subito mandata al pronto soccorso. Lì – dice – è iniziato il calvario”. Prima il ricovero in medicina d’urgenza, dove Kaltrina viene sottoposta a tutta una serie di accertamenti volti a capire cosa stesse succedendo. Poi, improvvisamente il tracollo e il trasferimento in rianimazione.

Da quel momento, per lei, è black out. “Non ricordo nulla – racconta -. Ho solo qualche flash dell’ambulanza e dell’elicottero, ma non ricordo nulla del viaggio. Non sapevo neppure di essere stata portata ad Ancona”. Dopo qualche giorno di degenza al San Giovanni Battista di Foligno, infatti, i sanitari decidono di trasferirla nella Struttura di anestesia e rianimazione dei trapianti e chirurgia maggiore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Riuniti di Ancona per insufficienza epatica. “I medici e anche i miei genitori mi dicono che parlavo e sorridevo, ma io non ricordo nulla. Ricordo, però, quando mi hanno detto che c’era un fegato disponibile. Ho pianto di gioia, anche se non sapevo perché dovevo essere sottoposta a trapianto”.

Ed è proprio dopo il trapianto che Kaltrina inizia a prendere coscienza di quanto accaduto. “Non ci credevo. Dicevo: ‘Ma è successo a me? Non è possibile’”. E ora che l’incubo è finito, la 21enne parla di un miracolo. “I medici pensavano che non avrei retto molto, che di lì a poco sarei morta. Poi, è arrivata la notizia di un fegato disponibile al trapianto. È stato un grande miracolo”. Cosa sia successo, però, alla folignate ancora non si sa. In un primo momento in città si era diffusa l’ipotesi che a farle male fosse stato del sushi d’asporto. Possibilità che la folignate esclude. “Il mio fegato era già malato, ma non c’è ancora una diagnosi certa. Sono stati fatti diversi test, ma sono risultati tutti negativi. Le indagini dei sanitari, però, proseguono. Le stanno provando tutte. Tra le possibilità al vaglio c’è quella del rame, ma al momento è solo una ipotesi”.

Intanto Kaltrina continua ad essere seguita. “Siamo ancora ad Ancona, abbiamo preso una casa qui perché sto continuando le cure e non so quando tornerò a Foligno. Appena tornerò a casa, però, voglio ringraziare di persona tutti i miei amici e tutti i cittadini che mi sono stati vicini in questi mesi. Mi hanno scritto in tantissimi, dandomi forza e coraggio. È dura stare in rianimazione, ma la terapia migliore è essere forti, me l’hanno ripetuto tante volte anche i medici. Senza considerare la solidarietà manifestata a me e alla mia famiglia. Non mi sarei mai aspettata tutto questo, non ci sono parole per ringraziarli”. Ma il pensiero di Kaltrina va anche a tutto il personale sanitario che l’ha assistita in questi due lunghi mesi, sia a Foligno che ad Ancona. “Sono stati i miei angeli” ha concluso, ringraziando tutti, a cominciare dall’equipe del dottor Marco Vivarelli e dalle dottoresse Grazia Conte ed Elisabetta Cerruti.

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