Una fotografia impietosa quella appena scattata dalla Camera di Commercio dell’Umbria che, in base ai dati sul Turismo delle provincie di Perugia e Terni, parla di una “Pasqua perduta” delle imprese umbre. Ben 6.830 le strutture ricettive, i bar e i ristoranti coinvolti in questa seconda Pasqua di lockdown. Sono 25.587 gli addetti coinvolti, di cui 19.932 dislocati nella provincia di Perugia e 5.655 lavoratori impiegati a Terni. La loro occupazione ha subito una flessione di oltre 2mila unità e la metà di questi operatori è impiegata nei ristoranti (11.071); 7.046 i lavoratori dei bar, quasi 3mila quelli degli alberghi (2.998).
In questa crisi nera del turismo Foligno non fa, purtroppo, eccezione. Ma un “salvagente” c’è e si chiama Centro di selezione e reclutamento nazionale dell’esercito. Dall’Hotel Italia il titolare Paolo Pazzani conferma che Pasqua, come anche Natale e Capodanno 2020, si è azzerata tanto da decidere di chiudere in questi giorni il ristorante, che riaprirà dopo Pasquetta. A marzo però un po’ di lavoro c’è stato, grazie alla caserma Gonzaga e a ospiti per motivi di lavoro. “Dopo l’istituzione in Umbria della zona rossa da metà febbraio, per tre settimane – spiega Pazzani – è stato il nulla totale; poi ha riaperto il Centro e anche grazie a pernottamenti di lavoro siamo tornati a lavorare, seppur con un 50% in meno rispetto al 2019”. L’estate porta con sé la speranza di uscire dalla pandemia: “Se andrà come lo scorso anno nei mesi estivi dovremmo aspettarci un boom grazie al bonus vacanze e a un maggio afflusso di turisti italiani” aggiunge il titolare dell’hotel Italia che precisa: “Molto dipenderà anche dall’eventuale svolgimento di manifestazioni come la Quintana che, seppur nei giorni a ridosso della gara e della sfilata, porta movimento. Così come le Infiorate di Spello e le Gaite di Bevagna. Confidiamo nell’estate – conclude Pazzani – ma che soprattutto nel fatto che non si chiuda tutto di nuovo subito dopo; sarà fondamentale la ripresa dell’arrivo di gruppi e la continuità di presenze”.
“Sicuramente – conferma Francesco Piermarini, presidente dell’associazione dei bed and breakfast ‘Nel Cuore verde dell’Umbria’ – la Gonzaga ci ha salvato in questi giorni pre pasquali grazie a un buon numero di presenze nelle strutture più centrali e ormai conosciute nel circuito dei concorsi”. “Ovviamente – aggiunge – adesso avremmo potuto avere il tutto esaurito, e invece anche per quest’anno Pasqua è ‘a zero’. Siamo in sofferenza per i costi fissi, mortali per le aziende. Specialmente con la Tari: paghiamo per ospiti che non abbiamo, ma la tariffa è dovuta”. Anche Piermarini nutre forti speranze nell’estate: “Sono convinto, come abbiamo visto lo scorso anno, che con un minimo di possibilità di apertura l’Umbria sarebbe presa d’assalto. Quella del 2020 è stata una boccata d’ossigeno, purtroppo durata poco. Per i titolari di B&B che non hanno partita IVA – qui a Foligno quasi tutti hanno scelto la formula di ‘incremento a reddito familiare’ – non c’è stato alcun ristoro. Non resta che confidare nella bella stagione sebbene sia difficile, in questa crisi, essere ottimisti”.