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Rientro del lanciatore spaziale cinese: frammenti potrebbero cadere anche sull’Umbria

Pubblicato il 8 Maggio 2021 11:13 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:26

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C’è anche l’Umbria tra le nove regioni d’Italia in cui potrebbero cadere frammenti del lanciatore spaziale cinese “Lunga marcia 5B” durante il rientro in atmosfera. Un rientro che è stato apostrofato come “incontrollato” e che nella serata di venerdì 7 maggio è stato al centro di un incontro del comitato operativo della Protezione civile, convocato dal capo dipartimento Fabrizio Curcio, e che ha visto presenti rappresentanti dell’Asi, dell’ufficio del Consigliere militare della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno (Dipartimento dei Vigili del Fuoco), della Difesa (Coi), dell’Aeronautica Militare (Isoc) e degli Esteri, Enac, Enav, Ispra e della Commissione speciale di Protezione civile della Conferenza delle Regioni.

Al centro del vertice l’analisi degli ipotetici scenari dovuti al ritorno sulla terra del lanciatore spaziale cinese. Il rientro, secondo quanto reso noto, è fissato per le 02.24 – ora locale – del 9 maggio, con una finestra temporale di incertezza di ± 6 ore. “All’interno di questo arco temporale – fanno sapere dalla Protezione civile – sono tre le traiettorie che potrebbero coinvolgere l’Italia, per un totale di 9 porzioni del centro-sud”. Coinvolte, oltre all’Umbria, anche il Lazio, l’Abruzzo, il Molise, la Campania, la Basilicata, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna.

Il tavolo tecnico avviato nella serata di venerdì “continuerà – fanno sapere dalla Protezione civile -, insieme ai rappresentanti delle Regioni potenzialmente coinvolte, a seguire tutte le operazioni del rientro, fornendo analisi e aggiornamenti sull’evoluzione delle operazioni”. Intanto, è stato diramato un vademecum con indicazioni utili alla popolazione affinché adotti comportamenti responsabili, a cominciare dal tenersi lontani da finestre e porte vetrate, nonostante sia considerato poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici. Non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture e quindi sulle conseguenze che potrebbe avere l’impatto di frammenti sui tetti degli edifici, dalla Protezione civile spiegano come risultino più sicuri i piani più bassi degli edifici.

Ed ancora, indicati i posti strutturalmente più sicuri in cui posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto: sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi) nei casi di edifici in muratura; in vicinanza delle colonne o comunque delle pareti qualora gli edifici fossero di cemento armato. È poco probabile, dichiarano inoltre dalla Prociv, che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto. Infine, i frammenti di grandi dimensioni potrebbero resistere all’impatto. In questo caso si sconiglia di toccare il frammento, mantenendo una distanza di almeno 20 metri e segnalandone la presenza alle autorità competenti.

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