La portata del Topino torna a preoccupare il circolo Legambiente Foligno. A constatare lo scarso livello di acqua nel fiume è stata la stessa associazione negli scorsi giorni, attraverso le consuete misurazioni di routine. Come spiegato dal presidente Marco Novelli a Rgunotizie.it, “il valore riscontrato è di 422 litri al secondo, sensibilmente inferiore – osserva – a quello stabilito per legge di 790 e pari, quindi, al 50-60% del limite minimo per un fiume”. Alla luce di questa situazione, il numero uno annuncia che verrà integrato l’esposto già presentato alla Procura della Repubblica dallo stesso circolo cittadino nell’ottobre del 2020. Di fatto, la fotografia del momento scattata dal Legambiente parla di sorgenti sul territorio in buono stato viste le precipitazioni autunnali e primaverili, di una diga, quella di Acciano, che dovrebbe reintegrare il fiume nei periodi caldi, praticamente piena, ma, allo stesso tempo, di un fiume, il Topino appunto, che si presenta asciutto. Qualcosa, dunque, non torna. Ed è sulla risoluzione di questo paradosso che si sta concentrando l’impegno del circolo ambientalista.
“A noi risulta che la diga di Acciano sia piena – conferma Novelli – ma ancora non è entrata in funzione e non riusciamo a comprenderne i motivi. Nonostante le nostre numerose richieste di accesso agli atti per fare maggior luce – prosegue – nulla di chiaro si vede all’orizzonte”. Una situazione di perenne stallo, secondo Novelli, “considerando che le operazioni di collaudo e riempimento, quelle propedeutiche all’attivazione dell’impianto, sono iniziate a maggio dello scorso anno. “Come per la questione del cromo nelle acque di Sterpete – continua il presidente di Legambiente – sembra quasi si stia giocando a nascondersi, a cominciare dalle istituzioni”.
Tronando al Topino che langue, “diversamente – ricorda Novelli – da tutti i suoi affluenti in buono stato, si veda il Menotre”, il vertice di Legambiente Foligno individua altre possibili cause, oltre alla diga di Acciano ancora dormiente, in grado di spiegare perché l’acqua non arrivi ‘a valle’. “Sono da considerare eventuali attingimenti ad uso potabile nelle zone di Perugia, Assisi, Bastia Umbra e Magione – evidenzia Novelli -, così come gli utilizzi impropri e sconsiderati relativi all’agricoltura”. Un problema di buon senso, questo, contro cui, tra l’altro, si batte da tempo anche Vus, che, a sentire il presidente del circolo, riguarda tutta la Valle Umbra Sud, a cominciare da Cannara fino a Foligno e Bevagna. “Attingimenti ed usi impropri – sottolinea Novelli – apparentemente incentivati anche dall’assenza di controlli, ma che – conclude – concorrono all’abbassamento del Topino con conseguenze disastrose per flora e fauna”.