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Nuovo Piano Covid per le scuole, le perplessità di 103 presidi umbri

Pubblicato il 11 Ottobre 2021 10:20 - Modificato il 5 Settembre 2023 11:46

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Sono in totale 103 i dirigenti scolastici umbri per 105 istituti ad aver sottoscritto un documento per chiedere agli uffici regionali preposti chiarimenti circa il nuovo Piano scuola. Quello sulla gestione dei contagi Covid tra i banchi redatto dalla Regione Umbria ed entrato in vigore la settimana scorsa. Un documento, firmato anche da diversi dirigenti tra Foligno, Spello, Bevagna, Cannara, Nocera Umbra, Giano dell’Umbria, Trevi e Gualdo Cattaneo, contenente osservazioni e perplessità su alcune delle misure volute da palazzo Donini, soprattutto quelle relative al tracciamento. Specificando in prima battuta come il denominato “Secondo Piano Scuole A.S. 2021-2022” non sia stato ancora formalmente trasmesso alle scuole stesse, per i dirigenti “corre l’obbligo di segnalare” alcuni punti.

A cominciare dalla disposizione secondo cui il referente Covid dell’istituto debba segnalare un caso accertato di positività, “come se fosse la scuola – scrivono i dirigenti – a dover segnalare alla Usl di riferimento un caso, addirittura accertato”. Per gli stessi dirigenti si tratta di “un’inversione del soggetto, in quanto – osservano – solo la Usl può accertare casi Covid che poi segnalerà tempestivamente alla scuola, fermo restando il ruolo della stessa nel comunicare notizie informali”.

Altro passaggio su cui viene chiesto di far luce, quello legato alle misure previste per le scuole primarie e alla distinzione tra “contatto stretto” e “contatto a basso rischio”, per i quali vi sono differenti procedure, ovvero messa in quarantena o sola sorveglianza senza interruzione della didattica. Ricordando che i contatti stretti sono individuati, per definizione, come anche i compagni di classe che occupano le postazioni attigue in tutte le direzioni a quella del caso, i dirigenti firmatari del documentano spiegano l’impossibilità di distingure tra gli alunni della stessa classe quali siano da considerarsi “stretti” o “a basso rischio”. La ragione è presto detta. Nelle aule delle primarie, infatti, la didattica quotidiana, seppur condotta nel rispetto delle misure anti contagio, prevede solo in maniera residuale che gli alunni restino immobilizzati allo stesso banco per ore e senza mai alzarsi o cambiare postazione. “Sono anni – si legge nel documento – che lavoriamo alacremente affinché la didattica sia partecipata, coinvolgente, esperienziale, solo occasionalmente frontale. Da ciò – scrivono i dirigenti – discende che in nessun modo potremmo individuare i contatti stretti in quanto il modello ‘aereo’ non ha nulla a che vedere con la routine scolastica delle primarie, pur in tempo di Covid”. Per questo motivo, “ogni caso di positività – si legge ancora – sarà gestito con l’invio dei nominativi di tutti gli alunni della classe”.

Per i dirigenti occorre quindi liberare le scuole da questa discrezionalità nell’individuazione dei contatti, anche per evitare che le famiglie sollevino dubbi sulla gestione dei casi tali da condizionare negativamente il faticoso ritorno alla normalità della vita scolastica.

“Nella speranza di poter contribuire con queste osservazioni a migliorare ancora il Piano previsto dalla Sanità Regionale – concludono i dirigenti – ribadiamo la disponibilità del mondo scuola ad essere costruttivamente coinvolto nella definizione delle misure”.

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