“Alla nostra gentile clientela vogliamo comunicare che abbiamo ricevuto un provvedimento di chiusura, riapriremo domenica 21 novembre”. Inizia così la comunicazione affissa dal personale del Centralbar di Foligno all’esterno del locale, le cui saracinesche, appunto, rimarranno abbassate per cinque giorni. A spiegarne il motivo, lo stesso personale dell’attività di piazza della Repubblica. “Fuorilegge??? – si legge sulla comunicazione – Assolutamente no!!! Tutto in perfetta regola con i nostri dipendenti, la sicurezza sul lavoro, l’igiene…addirittura anche con l’autorizzazione alle telecamere! E allora perché? A loro giudizio – spiegano dal Centralbar – non abbiamo rispettato il Protocollo di sicurezza anti-contagio Covid-19… ossia non abbiamo appeso gli avvisi alla clientela e ai fornitori, non abbiamo segnato sul pavimento prospiciente il bancone il distanziamento, non abbiamo messo a disposizione sufficienti dispenser per la sanificazione”.
Con “loro”, stando anche a quanto si apprende dal Corriere dell’Umbria, i gestori dell’esercizio fanno riferimento all’Ispettorato del lavoro. Lo stesso che, a seguito di un controllo effettuato martedì 16 novembre ha disposto lo stop temporaneo all’attività per il mancato rispetto del protocollo Covid. “Tutto questo ci costa le sanzioni e il mancato incasso per cinque giorni – continuano dal Centralbar -. Ovviamente provvederemo a sanare le indicate mancanze”. Una sanzione che ammonterebbe a 6mila euro, a cui si aggiungono inevitabilmente le perdite legate al mancato incasso nei giorni di chiusura. “A tutti i nostri colleghi baristi-ristoratori consigliamo di adeguarsi al protocollo Covid-19 – si legge ancora sull’avviso alla clientela – perché abbiamo la chiara percezione che noi siamo stati solo gli ‘sfortunati di turno’ ad essere oggetto di controllo ma che, concludono dal Centralbar -, in generale, nessuno rispetta integralmente le regole che a noi hanno determinato la chiusura”.
Chiara, insomma, la posizione assunta dallo staff del locale all’ombra del Torrino. Tanto chiara che, uno dei titolari, Gioele Pellino, spiega sempre al Corriere dell’Umbria di come “hanno voluto per forza trovare qualcosa che non andasse – racconta ai colleghi – ma per noi igiene, pulizia e ordine sono priorità, ancor più in tempi di pandemia”.