È stata discussa stamattina, tra i banchi dell’assemblea legislativa, l’interrogazione a risposta immediata del consigliere del Partito democratico, Donatella Porzi. La stessa che, in particolare, si era rivolta alla giunta regionale per ottenere chiarimenti circa il “depotenziamento dell’ospedale di Foligno e la sospensione delle terapie antidolore”.
“Dopo la mia sollecitazione – ha detto la dem illustrando l’atto in aula – sembra che il problema sia stato risolto in pochi giorni, ma le testimonianze raccolte e i comunicati stampa ufficiali dimostrano la chiusura del delicato servizio di terapia del dolore del ‘San Giovanni Battista’”. Nel suo intervento, Porzi ha ribadito come la sospensione dello stesso “è avvenuta in virtù dell’attivazione del modulo di terapia intensiva ‘Arcuri’, che ha comportato un impiego di risorse umane aggiuntivo”. Terapia del dolore e non solo. No, perché, come detto, il consigliere regionale ha posto anche l’accento su altre criticità che, per lei, interessano il nosocomio cittadino. Tanto che non ha esitato a parlare di “smantellamento dell’ospedale che lascia un territorio di vaste dimensioni senza un punto di riferimento”. “Dalla stessa maggioranza – ha proseguito Porzi – arrivano sollecitazioni per rivedere la vostra politica sanitaria. Il servizio della terapia del dolore è stato chiuso e questo rappresenta un grande disservizio. La carenza di personale – ha concluso – ci porta per il terzo inverno consecutivo a denunciare le stesse cose”.
La risposta è arrivata dall’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, che, ammettendo come l’attivazione del modulo “Arcuri” abbia necessariamente rallentato alcune attività, ha spiegato che la terapia del dolore sia stata però garantita. Sempre Coletto ha quindi annunciato delle verifiche sul territorio, “perché – ha precisato – questo tipo di terapia deve essere in ogni caso attiva”. “Abbiamo deciso di evitare i Covid hospital, ma i pazienti ci sono e devono essere curati – ha dunque sottolineato l’assessore -. La carenza di personale è atavica, e il numero chiuso all’università, con l’imbuto formativo delle specializzazioni, non ha certo aiutato. Questa – ha puntualizzato – è la cornice all’interno della quale ci siamo trovati a operare”. Sono stati poi ricordati le stabilizzazioni di cinquecento operatori appena arrivati, l’effettuazione di concorsi e l’impegno nella realizzazione del piano sociosanitario, “perché è impossibile – ha osservato Coletto – che manchi da più di dieci anni”. “Stiamo attraversando una pandemia e qualche servizio ha necessariamente subito rallentamenti – ha quindi concluso l’assessore -, ma stiamo smaltendo le liste d’attesa che erano già molte prima del Covid”.
Dicendosi “soddisfatta per l’ammissione da parte dell’assessore di grande difficoltà”, Donatella Porzi ha però replicato spiegando come “altre Regioni si siano mosse”. E dopo aver rimarcato i “tempi biblici per lo smaltimento delle liste d’attesa”, la dem è tornata sulla questione del piano sanitario: “La bocciatura – ha detto – è arrivata anche dall’Università di Perugia, ma anche i vostri amministratori locali vi chiedono di cambiarlo. Questo mi preoccupa – ha infine spiegato -, spero torniate sui vostri passi”.