Dal 2005 la trasmissione Caterpillar di Rai Radio2 lancia ogni anno la giornata sull’inquinamento luminoso e il risparmio energetico. Quest’anno la giornata si svolgerà anche a Foligno, su iniziativa dell’associazione astronomica Antares, in collaborazione con il circolo cittadino di Legambiente, il liceo classico “Frezzi – Beata Angela” e con il patrocinio del Comune. Appuntamento questa sera, venerdì 11 marzo, nella sala video dell’auditorium di Foligno, dove si terrà una conferenza sull’inquinamento luminoso, seguita da una illustrazione delle costellazioni del cielo primaverile guidata dai soci dell’associazione Antares. Non essendo possibile spegnere le luci della piazza San Domenico, l’osservazione del cielo sarà fatta dal chiostro del vecchio istituto magistrale “Beata Angela”, oggi accorpato al liceo “Frezzi”. Ringraziamo per la sensibilità la dirigente Rosella Neri e del personale della scuola per l’ospitalità offerta.
Ma in cosa consiste l’inquinamento luminoso, e perchè dobbiamo occuparcene? La storia è cominciata poco più di un secolo fa, quando nelle principali capitali si iniziò ad illuminare le strade del centro cittadino: prima con lampioni a petrolio, poi con lampioni elettrici, che però mantennero la stessa struttura di quelli a petrolio, pur essendo la fonte di luce completamente diversa. Col passare del tempo l’illuminazione delle strade si è estesa alle piccole città, alle strade suburbane e ultimamente anche agli incroci delle autostrade. Purtroppo, forse solo per disattenzione costruttiva, gran parte della luce prodotta dai lampioni veniva emessa verso il cielo, anzichè sulla strada da illuminare, o arrivava direttamente in faccia alle persone provocando abbagliamento più che facilitando la visione del terreno: una situazione che si è protratta fino a pochi anni fa, quando per iniziativa soprattutto degli astronomi dilettanti, la questione è stata portata all’attenzione dei costruttori di lampioni e degli amministratori pubblici.
Dagli anni 2000 in Italia esistono infatti leggi regionali per regolamentare le luci notturne, stradali e non: una ulteriore prova di cattiva gestione della cosa pubblica, perchè invece di una sola legge nazionale ne abbiamo 20 regionali, ovviamente tutte un poco diverse. Insomma come la sanità. Come se la luce si comportassse diversamente in Piemonte o in Puglia.
Ma più che gli aspetti legali, è capire come funziona l’illuminazione notturna e come si deve fare per avere la massima efficienza e il minimo danno. Massima efficienza, perchè l’energia elettrica usata per l’illuminazione viene in gran parte da combustibili fossili, e quindi producendo quel meraviglioso gas serra che si chiama anidride carbonica che tanto contribuisce al surriscaldamento del nostro pianeta. Minimo danno, perchè se la luce prodotta viene mandata in faccia alle persone abbaglia gli occhi, e quindi peggiora la visibilità, non la migliora. Infine se la luce prodotta viene direttta in parte verso l’alto illumina le nuvole, o si perde nello spazio, e quindi è un vero e proprio spreco.
Ma oltre questi danni ovvi ce ne sono altri meno evidenti, che riguardano sia le piante che gli animali; le piante traggono energia dal processo di fotosintesi durante il giorno, e riposano durante la notte; ma tenendo noi accese le luci durante tutta la notte sia dentro le città sia fuori, alteriamo le loro condizioni di vita, e quindi la loro salute. Per quanto riguarda gli animali adattati da millenni ad una vita notturna, il fatto che in gran parte del mondo non diventi mai buio li pone in una situazione nuova, a cui non è detto possano adattarsi: ciò vale sia per gli uccelli, che per i mammiferi e gli insetti. Gli equilibri tra prede e predatori cambiano, con possibili estinzioni di alcune specie o eccessivo favore per altre.
Ciascuno di noi può fare qualcosa per ridurre questa forma di inquinamento, che è in definitiva un inutile danno che arrechiamo all’ambiente di cui siamo parte e il cui equilibrio è necessario per la nostra stessa sopravvivenza come specie. Come si vede bene dalla foto di Foligno di notte, fatta dal belvedere di Trevi, distante 4 chilometri, la luce eccessiva delle nostre città non viene solo dall’illuminazione pubblica, ma anche da tante luci “private” che spesso non rispettano le leggi regionali esistenti: lampioni “a palla” nei giardini delle case o nei balconi, che mandano verso l’alto più della luce prodotta; illuminazione di parcheggi con metà della luce sparata verso il cielo, facciate di edifici illuminate più del necessario, forse nella convinzione che “più luce = più sicurezza”, peraltro priva di base statistica seria. Sta di fatto che l’Italia spende il doppio pro capite degli altri paesi europei per l’illuminazione: siamo davvero i più furbi?
Infine una nota filosofica: il progresso della scienza moderna comincia con l’astronomia nel 1600, con Keplero e Galilei. L’astronomia è stata possibile perchè per innumerevoli generazioni gli esseri umani hanno visto di notte i pianeti, le stelle, e la Via Lattea. Ma oggi la stragrande maggioranza delle persone non vede più il cielo stellato ed ha quindi perduto il rapporto col Cosmo di cui è parte. Il cielo stellato è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ma se non cambiamo la nostra gestione dell’illuminazione notturna presto per noi il cielo stellato sarà solo un ricordo.