In Italia il Covid ha ripreso a marciare e la curva dei contagi punta in alto. Lo dice il monitoraggio settimanale condotto dalla Fondazione Gimbe che, nel periodo che va dal 9 al 15 marzo, ha rilevato un incremento di nuovi casi di infezione del 36% a fronte di un leggero aumento (dell’8,4%) dei tamponi. Nel Bel Paese si è infatti passati dai 279.555 del precedente report ai 379.792 attuali. L’istituto presieduto da Nino Cartabellotta osserva al contempo come la discesa dei ricoveri in area medica abbia subito una frenata (-3,5%), mentre quella di terapie intensive (-16,4%) e decessi (-18,7%) rimanga stabile. La campagna vaccinale si conferma contestualmente in stallo, nonostante oltre quattro milioni e mezzo di persone vaccinabili con prima dose e quasi tre milioni con booster. Nel dettaglio, i nuovi vaccinati negli ultimi sette giorni sono stati 23.783. In calo, dunque, del 22,3% rispetto ai 30.620 del precedente bollettino. Nella fascia 5-11 anni, la flessione è stata del 12,9% e quella tra gli over 50 del 37,4%. Sempre in tema immunizzazioni, Gimbe osserva come dal 28 febbraio siano state somministrate solo 16.720 dosi di Novavax. Il tutto mentre sale anche il computo dei casi attualmente positivi in Italia, arrivato a quota 1.036.124 contro 1.011.521 della settimana precedente.
Per quanto riguarda l’Umbria, il report Gimbe le consegna la maglia nera per incremento percentuale di nuovi casi: in salita del 70%. Nessuna regione peggio del Cuore verde d’Italia, cui non sorride neanche il confronto con la media nazionale in aumento del 36%. Nel dettaglio, i casi positivi per 100mila abitanti in Umbria sono 1.933 di contro all’incidenza italiana di 1.737. Per comprendere meglio la crescita in regione, la settimana precedente si erano registrati 1.220 positivi per 100mila abitanti. E restando in tema, Gimbe osserva come salgano a 66 le province con incidenza superiore a 500 casi per 100mila abitanti, di cui 17 superano anche la soglia dei mille casi sempre per 100mila abitanti. Un elenco cui si iscrivono entrambe le umbre, con Perugia che ne fa segnare 1.362 e Terni 1.262.
Guardando alla pressione sulle strutture ospedaliere, l’occupazione dei posti letto in area medica in Umbria si attesta al 25,4%, in crescita rispetto al 21% di saturazione del precedente monitoraggio. Peggio solo la Calabria con il 29,7% mentre la media italiana si ferma al 13%. Del 4,7%, invece, l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, in calo rispetto al 7% della settimana precedente e comunque inferiore all’attuale 5,3% della media nazionale.
Gimbe stima inoltre che l’84,7% della popolazione umbra ha completato il ciclo vaccinale, sopra la media italiana dell’83,8%. Anche il tasso di copertura vaccinale delle terze dosi in Umbria si conferma superiore a quello nazionale: dell’85,4% di contro all’83,5%. Meglio della nostra regione, in questo caso, solo Valle D’Aosta (87,4%), Piemonte (86,8%) e Lombardia (85,9%).
“In Italia la circolazione virale è ancora moto elevata”, commenta Nino Cartabellotta lanciando un monito al governo in vista della fine dello stato di emergenza: “Vengano prese decisioni sulla base di evidenze scientifiche e non per spirito di emulazione di altri Paesi – dichiara il numero uno di Gimbe -. L’obbligo della mascherina – aggiunge – deve essere mantenuto in tutti i luoghi al chiuso e per quanto riguarda il green pass – conclude Cartabellotta -, l’obbligo può decadere immediatamente dove il rischio di contagio è basso come in luoghi all’aperto, mentre dovrà essere mantenuto nei locali chiusi a rischio elevato”.