L’Umbria delle sagre si prepara a ripartire. Una quarantina quelle già confermate su tutto il territorio, così come riportato nel calendario elaborato dalla Regione sulla base delle richieste arrivate fino ad ora dai Comuni, ma che potrebbero aumentare nelle prossime settimane.
Secondo le stime di Francesco Fiorelli, presidente umbro dell’Unione nazionale pro loco d’Italia, si potrebbe arrivare ad una percentuale che oscilla tra l’80 e il 90% di quelle organizzate fino al 2019, prima cioè dello stop dovuto alla pandemia da Covid-19. Ripartenza sì, dunque, ma non per tutte. Perché, come spiegato sempre dallo stesso Fiorelli a Rgunotizie, “alcune piccole realtà non sono purtroppo più in grado di gestire, per motivi economici e strutturali, l’organizzazione di sagre e feste popolari”. Tra le problematiche segnalate il calo dei volontari, che rappresentano di fatto il vero motore di questi eventi. A mancare sarebbero, in molti casi, i giovani, ai quali consegnare il testimone. Intanto, però, un risultato importante è stato raggiunto, e cioè il ritorno ai dieci giorni canonici. “Una condizione irrinunciabile – commenta Francesco Fiorelli -, perché se si scendesse a sei giorni l’80% delle sagre verrebbe meno. E questo – prosegue – comporterebbe la perdita di un importante patrimonio di storia e tradizioni”. Ma non solo. “I dati pubblicati dalla Cgia di Mestre e riferiti al 2019 – dichiara Fiorelli – hanno calcolato un bacino di utenza di circa 800mila umbri. Viene facile, dunque, calcolare il giro di affari generato dalle sagre, che si va a riversare poi sul territorio. Penso, ad esempio, ai fornitori, oltre a tutti gli investimenti che vengono poi fatti a beneficio delle comunità di riferimento”. Per il presidente Fiorelli, però, non è solo una questione economica. L’attività delle pro loco, e quindi anche la presenza delle sagre, rappresenta infatti un importante strumento di aggregazione sociale, soprattutto nei centri più piccoli. Come detto, dunque, un patrimonio che per Francesco Fiorelli va preservato.
Ma qual è la situazione a Foligno, comune in cui la tradizione delle sagre è ben radicata? Tra conferme e disdette, anche sul nostro territorio si va delineando il quadro delle sagre in vista della nuova stagione. Per l’occasione, Rgunotizie ha tastato gli umori degli organizzatori di alcuni eventi. Ad Annifo, dove a farla da padrone era la “Sagra della lenticchia”, si pensa, ad esempio, ad una rimodulazione dell’evento. “Non ci sarà la tradizionale sagra, così com’era in passato – commenta Annalisa Albanesi -, perché dopo due anni di stop è difficile e complesso rimettere in piedi l’intera macchina organizzativa e ripartire con un evento di grandi dimensioni, così com’era diventato prima della pandemia”. Le difficoltà maggiori, per Annalisa Albanesi, riguardano vari aspetti: dalla “riattivazione” della rete dei volontari a tutta la parte burocratica relativa, ad esempio, alla richiesta dei permessi e fino ad arrivare al capitolo costi, legato all’attuale situazione che vede, anche sul fronte delle sagre, aumenti consistenti per utenze e materie prime. Salta, invece, ufficialmente la “Sagra della rocciata” di San Giovanni Profiamma. Con un post sui social, infatti, gli organizzatori hanno parlato di “dinamiche difficili da gestire” che hanno portato alla decisione di non organizzare l’evento. A pesare, anche in questo caso, sarebbe l’aumento dei costi per luce, gas e fornitori. Per la sagra di San Giovanni Profiamma non si tratta comunque di un addio, ma solo di un arrivederci al 2023. Ancora in fase di valutazione l’organizzazione della “Sagra della patata” di Colfiorito. “La volontà di farla c’è – commenta Stefano Morini – ma dovremo prima valutare preventivi e costi”. Pronti a ripartire gli organizzatori della Sagra del fagiolo di Cave. “Abbiamo messo in programma l’evento, che si terrà la prima e la seconda settimana di ottobre – commenta Piero Bordoni -. L’unica preoccupazione è legata ad un possibile nuovo restringimento delle normative legate al Covid-19. Se così non sarà, noi siamo di nuovo pronti a tornare operativi, visto che i nostri spazi ce lo concedono. C’è tanta voglia di stare insieme dopo due anni in cui l’aggregazione è mancata. Domenica scorsa, ad esempio – conclude Piero Bordoni -, abbiamo organizzato un pranzo di ringraziamento per tutti coloro che si sono impegnati nel 2019, ovvero l’ultimo anno in cui si è svolta la nostra sagra”.