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In 8 mesi immessi nel mercato 150 chili di cocaina: arresti tra Foligno e Terni

Pubblicato il 13 Dicembre 2022 15:11 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:23

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Custodia cautelare in carcere per nove persone, arresti domiciliari per altre quattro ed infine obbligo di dimora nel comune di residenza per ulteriori due indagati. Così nella mattinata di martedì 13 dicembre la polizia ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Perugia su richiesta della Procura, nei confronti di quindici soggetti, di cui undici di nazionalità albanese. Quindici persone, stando a quanto reso noto proprio dal Procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, gravemente indiziate – a vario titolo – dei reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di cocaina, detenzione e spaccio di stupefacenti, ricettazione e detenzione di armi e munizionamento. Il provvedimento cautelare, riferito all’operazione scattata all’alba tra i territori di Foligno, Spoleto e Terni ma che ha interessato anche Rimini e Bologna, costituisce, di fatto, l’epilogo di una complessa ed intensa attività investigativa. Un’operazione condotta, in particolare, dalla squadra mobile di Perugia con il supporto delle unità delle squadre mobili di Terni, Rimini, Bologna e Macerata così come dei reparti Prevenzione crimine Umbria – Marche, Toscana, Abruzzo e delle unità cinofile della polizia. 

Le indagini, avviate nel maggio del 2020, hanno permesso di sgominare una vera e propria organizzazione criminale. Ciò è stato possibile attraverso una lunga serie di servizi sul territorio, appostamenti e pedinamenti, ma anche con monitoraggi Gps, telecamere di sorveglianza, intercettazioni telefoniche ed ambientali dei veicoli utilizzati dagli indagati. Un lungo periodo di indagini, insomma, durante il quale la polizia giudiziaria ha pure arrestato in flagranza 22 persone, sequestrato circa 9 chilogrammi di cocaina, 2 di eroina, 2 pistole con 139 proiettili, 4 autovetture e circa 13mila euro in contanti. Indagini che, con il supporto anche di Servizio centrale operativo della polizia, Direzione centrale per i servizi antidroga ed Europol (per quanto riguarda la proiezione internazionale), hanno appunto consentito di acquisire i gravi indizi di colpevolezza di cui sopra. Sono stati contestualmente individuati compiti e ruoli di ognuno degli indagati in relazione alle modalità di gestione, dall’approvvigionamento dello stupefacente alla successiva vendita al dettaglio. 

L’ORGANIZZAZIONE – Stando alla Procura, le figure ritenute apicali dell’organizzazione avevano attivato una serie di canali, anche esteri, di rifornimento di cocaina. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori e dalle risultanze delle intercettazioni, l’associazione sarebbe riuscita ad immettere sul mercato oltre 150 chilogrammi di cocaina in otto mesi. Stupefacente che, una volta giunto nel territorio, veniva “lavorato” da uomini di fiducia che provvedevano al successivo confezionamento in singole dosi. La distribuzione al dettaglio era poi curata dalle “cellule di spaccio” dislocate in diverse zone, tra cui i territori di Perugia, Foligno, Spoleto, Terni, Macerata, Rieti e Cattolica. Una di queste cellule, operante nella conca ternana, è stata tra l’altro oggetto di una parallela attività da parte della squadra mobile di Terni, poi confluita nell’inchiesta della Procura di Perugia Repubblica: nel corso di quell’indagine sono state arrestati in flagranza – in epoche e tempi diversi – 11 soggetti, sequestrati intorno ai 650 grammi di cocaina e circa 12mila euro. In generale, l’organizzazione, che poteva contare su considerevoli risorse economiche e collaboratori esterni, lavorava anche sul fronte della logistica. La base operativa era nei territori di Foligno e Spoleto, con i componenti che venivano forniti – oltre che della droga – anche di telefoni cellulari, auto fittiziamente intestate a terze persone, nonché abitazioni. Al fine di rendere più complicate le attività investigative i sodali , deputati allo spaccio, venivano di volta in volta spostati in altre città. In caso di arresto, l’organizzazione provvedeva a fornire loro assistenza legale e, una volta usciti dal carcere, denaro per far fronte alle spese e come ricompensa per la fedeltà. I proventi illeciti, stimati in diversi milioni di euro, sarebbero stati reinvestiti oltre che in attività commerciali in Umbria anche in Albania, in particolare in attività ricettive nelle località balneari più rinomate. Contestualmente agli arresti, sono state eseguite anche delle perquisizioni domiciliari, che hanno consentito di rinvenire e sequestrare nelle abitazioni degli indagati, oltre a 132mila euro in contanti, tre libretti postali in cui sono depositati, complessivamente, circa 80mila euro, 21 telefoni cellulari, di cui due criptati, appunti scritti inerenti la contabilità delle attività illecite e tre orologi di valore di cui due Rolex. Dei quindici soggetti raggiunti da misura, 4 sono attualmente irreperibili sul territorio nazionale e le ricerche saranno estese anche all’estero, mediante le previste procedure di legge. La Procura della Repubblica sta valutando, altresì, la posizione di altri indagati, partecipanti all’associazione, per i quali non sono stati richiesti provvedimenti cautelari.

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