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Al fianco degli studenti con disabilità per una scuola più inclusiva nel ricordo di Tommaso

Pubblicato il 15 Febbraio 2023 15:40 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:12

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Aiutare gli studenti con disabilità a vivere appieno l’esperienza scolastica, superando le tante criticità con cui quotidianamente devono fare i conti. Con questo scopo Sandro Acciarini e Catia Borsellini hanno fondato a Foligno l’associazione di promozione sociale “Penso positivo by Tommaso”, nata dall’esperienza vissuta sulla loro pelle e su quella del figlio, Tommaso appunto, che, rimasto vittima a dieci anni di un banale incidente sulla spiaggia – una pallonata in testa -, ha visto completamente stravolta la sua vita. Le conseguenze di quell’episodio, infatti, hanno compromesso in maniera importante la sua quotidianità. Tommaso, però, raccontano i genitori, non si è mai perso d’animo e ha continuato la sua vita con il sorriso sulle labbra, con la voglia di farcela, pensando positivo appunto. E così ha fatto per sette anni, prima di venire a mancare all’affetto dei suoi cari e di chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e di stargli vicino. 

Tra le tante difficoltà che Tommaso ha dovuto affrontare, nonostante la sua giovanissima età, c’è stata però anche quella legata ad un mondo scolastico ancora impreparato a sostenere e supportare ragazzi e ragazze che, come Tommaso, convivono con la disabilità. Una difficoltà che è stata raccontata anche nel libro “Voglio solo essere felice”, che il papà Sandro ha scritto dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta lo scorso anno. Un monito per far sì che chi verrà dopo di lui possa trovare delle realtà che gli permettano di realizzarsi pienamente nella vita, offrendo loro un adeguato sostegno. L’idea, infatti, è quella di mettere a disposizione degli studenti con disabilità figure qualificate che possano assisterli nei compiti, sia durante le ore pomeridiane ma, con la disponibilità delle scuole, anche la mattina in classe. Assistenza ai ragazzi, dunque, ma anche formazione del personale docente, non sempre preparato ad affiancare giovani con varie tipologie di disabilità. “Tommaso voleva diventare un ingegnere navale – ha spiegato la mamma -, ma quando è arrivato al terzo anno delle superiori ci hanno detto che non sarebbe riuscito a prendere il diploma. Con le dovute accortezze, ce l’avrebbe potuta fare. Quotidianamente aveva qualcuno che lo aiutava a fare i compiti, ma la scuola che frequentava non si è dimostrata in grado di supportarlo. Così, abbiamo deciso di trasferirlo all’Istituto professionale ‘Orfini’”. Un trasferimento bloccato, però, dalla burocrazia. Essendo a metà anno, infatti, non avrebbe potuto cambiare scuola, perché si sarebbe trovato senza insegnante di sostegno. Un trasferimento di fatto mai avvenuto perché, nonostante l’istituto guidato dalla dirigente Maria Rita Trampetti stesse tracciando la strada per accoglierlo al meglio, Tommaso è venuto a mancare prima di poter varcare la porta della scuola di viale Marconi. “La scuola è fondamentale per i ragazzi – ha sottolineato Catia Borsellini – sia per la loro formazione, ma anche perché permette loro di socializzare. Ecco perché – ha concluso – speriamo di poter essere d’aiuto ad altri giovani”. 

E dell’importanza di una scuola più inclusiva ed empatica hanno parlato anche l’assessore comunale all’Istruzione, Paola De Bonis, e la dirigente dell’Ipia “Orfini”, Maria Rita Trampetti. “Il libro dedicato a Tommaso – ha detto l’assessore folignate – ci dà due spunti di riflessione: il primo è quello della speranza, la volontà di andare avanti, attaccandosi alla vita; il secondo porta a chiederci se siamo davvero in una comunità educante inclusiva. Credo di no. È necessario superare questo modo di fare scuola ormai ‘vecchio’, che non aiuta e non forma. C’è tanta strada da fare, ma sono convinta che quest’associazione lavorerà in questo senso e noi siamo pronti a sostenerla, perché è giusto che ci sia inclusione”. 

“L’inclusività – le ha fatto eco Maria Rita Trampetti – deve essere una pratica quotidiana. Da parte nostra c’è tanta attenzione, c’è cura ma non sempre basta perché le classi sono numerose, i ragazzi con fragilità sono tanti e il personale spesso non è formato. Chi non è capace non deve fare questo mestiere, che va vissuto come una missione. A questo si aggiungono anche le barriere architettoniche con cui, purtroppo, le scuole devono fare i conti. Ma tutti i ragazzi hanno diritto all’apprendimento: il mio è un grido che parte dal cuore. Vorrei una scuola migliore, è il mio sogno, perché sia così dobbiamo metterci tutti insieme, portare avanti delle battaglie che siano politiche e sociali”. 

Scuola, ma non solo. Anche la sanità necessita, infatti, di particolari accortezze. In quest’ottica si iscrive il progetto “Aedo”, portato avanti dal “San Giovanni Battista” di Foligno. Un progetto, ha spiegato il dottor Lucio Patoia, primario del reparto di Medicina interna, pensato “per garantire l’appropriatezza e l’efficacia delle cure per persone con disabilità”. 

“Spesso – ha dichiarato il sindaco Stefano Zuccarini – casi diversi vengono trattati allo stesso modo, ma farlo rappresenta un’ingiustizia. Ci sono situazioni che meritano un’attenzione particolare e non vanno affrontate con schemi ‘preconfezionati’. Troppe volte il vuoto che si viene a creare tra situazione e soluzione viene risolto con lo sforzo e l’impegno personale, andando a colmare difetti strutturali. È bello che succeda, ma non può essere questa la soluzione. E su questo fronte dobbiamo intervenire, dalla sanità alla scuola: è questa la vera sfida”.

“Tommaso – ha detto il papà Sandro – ha avuto solo 17 anni per farsi conoscere ed apprezzare, ma ha lasciato un segno importante in chi l’ha conosciuto. Era sempre sorridente e aveva un ‘grazie’ per chiunque. Questo non significa che non abbia sofferto, ma ha lottato per superare i propri limiti. Questo è quello che ho imparato da lui, gli sono grato per questa eredità e sono fiero di aver avuto un figlio come lui”. Lo scorso 12 gennaio Tommaso avrebbe compiuto 18 anni e proprio nel giorno del suo compleanno l’ospedale “Gaslini” di Genova, dove è stato ricoverato per diverso tempo, ha organizzato un incontro in sua memoria, promuovendo anche una raccolta fondi grazie alla quale il reparto di terapia intensiva è stato dotato di un monitor in grado di tenere sotto controllo l’ossigenazione dei bambini in coma. “Se questa tecnologia fosse stata disponibile anche sette anni fa – ha commentato papà Sandro – sarebbe stata utile anche per Tommaso”.

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