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Trevi, la Casa di comunità intitolata al professor Luciano Casciola: “Un innovatore”

Pubblicato il 24 Marzo 2023 10:11 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:06

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“La Casa di comunità è una struttura fortemente innovativa ed è giusto che venga intitolata ad un innovatore”. Lo hanno detto i rappresentati istituzionali del Comune di Trevi e della Regione Umbria in occasione della cerimonia di intitolazione della struttura sanitaria della città dell’olio al chirurgo di fama internazionale e pioniere della robotica, Luciano Casciola. Cerimonia tenutasi nel pomeriggio di giovedì 23 marzo alla presenza, oltre appunto dei rappresentati del Comune e di palazzo Donini, anche dei familiari del professore scomparso nel dicembre 2021 – c’erano infatti la moglie Giuliana e le figlie Giulia e Grazia – e dei vertici dell’Usl Umbria 2. Un omaggio sentito e partecipato, insomma, della città e della stessa azienda sanitaria, per ricordare lo stimato ed indimenticato luminare trevano, per diversi anni direttore della struttura complessa di Chirurgia generale dell’ospedale “San Matteo degli Infermi” di Spoleto. Lo stesso Casciola che ha di fatto scritto una pagina fondamentale della chirurgia e della sanità pubblica regionale, portando in Umbria, nel 2022, uno dei primi tre robot chirurgici italiani. Al professore, i rappresentati comunali e regionali hanno riconosciuto, oltre chiaramente agli importanti traguardi ottenuti nel campo della medicina e dell’innovazione tecnologica, le grandi umanità e disponibilità unite al senso di appartenenza alla comunità cittadina.

E la cerimonia è stata pure l’occasione per parlare proprio della Casa di Comunità: “L’obiettivo dell’istituzione regionale – è stato detto – è di avvicinare i servizi ambulatoriali ai cittadini potenziando la medicina territoriale attraverso l’apertura di 17 Case di comunità. Si ritiene infatti fondamentale la gestione nel territorio delle patologie croniche, attraverso la medicina di iniziativa, con percorsi diagnostico-terapeutici specifici”. E su questo ha portato il suo contributo anche il direttore generale dell’Usl Umbria 2, Massimo De Fino, che ha sottolineato come “la città di Trevi abbia supportato con grande slancio ed impegno le attività sanitare nel territorio”: “La Casa della salute sperimentata ormai da diversi anni – ha quindi spiegato il manager sanitario ammettendo come l’azienda fosse lieta di intitolare la struttura a Casciola -, ci consente di sviluppare questo nuovo progetto, la Casa di comunità, che verrà ulteriormente potenziato per garantire una migliore e più efficace risposta in termini di assistenza e cura”. Gli ha fatto eco, parlando di futuro, il direttore del Distretto di Foligno, Paolo Tozzi: “Il ruolo dei medici di medicina generale verrà potenziato e qualificato con la medicina di iniziativa – ha evidenziato – attraverso una selezione dei pazienti a rischio per i quali verrà definita una specifica presa in carico”. Infine, nel ringraziare tutti, la famiglia di Casciola ha parlato dell’intitolazione come di un “riconoscimento per la sua attività di studio e per l’idea di lavorare senza dimenticare le radici”: “Ha avuto una forte attenzione alla sanità pubblica – hanno concluso – e questo è il coronamento del suo percorso ideale”.

Al termine della cerimonia nella struttura di via Coste San Paolo, la delegazione ha raggiunto la cappella dell’ex chiesa di San Domenico, quella presso la Struttura complessa di riabilitazione motoria neurointensiva di Trevi, restituita alla città dopo lunghi e complessi interventi di restauro. Sì, perché la cappella aveva subito dei danni con il sisma del 2016 e si erano quindi resi necessari degli interventi di messa in sicurezza e restauro dei dipinti murali, inseriti dall’Usl Umbria 2 nel Programma triennale dei lavori e supervisionati dalla Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio. Su questo fronte, De Fino ha posto l’accento sull’importanza della ristrutturazione del luogo sacro di culto, “importante – ha detto – per coltivare la spiritualità e la speranza di chi è ricoverato per malattie anche gravi”. Il direttore del dipartimento di Riabilitazione e direttore dell’ospedale di Foligno, Mauro Zampolini, ha dal canto suo sottolineato come “la spiritualità possa avere importanza non solo per coltivare la fede religiosa e la speranza ma anche come strumento che facilita il recupero riabilitativo, come dimostrano una serie di studi”. A prendere parte al sopralluogo nella cappella restaurata, anche una delegazione di professionisti Struttura complessa di riabilitazione intensiva neuromotoria diretta da Silvano Baratta, oltre al parroco, don Josef Gercak, che ha benedetto il luogo sacro.

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