Una pre apertura da applausi. È quella della 12esima Festa di Scienza e Filosofia di Foligno. E, gli applausi, sono stati per don Luigi Ciotti. È stato proprio il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, nella mattinata di giovedì, a inaugurare la grande festa culturale di Foligno. E lo ha fatto in un auditorium “San Domenico” gremito di scolaresche, anche oltre i posti disponibili. Don Luigi Ciotti ha voluto salutare i ragazzi uno ad uno, passando per le poltroncine per stringere mani, donare un sorriso e una parola di incoraggiamento e prestandosi anche a qualche selfie. Testimonianza di come la parrocchia di don Luigi Ciotti sia sempre stata la strada, l’incontro con il prossimo, l’apertura al dialogo. Il parroco, da decenni impegnato contro le organizzazioni criminali, ha incantato i presenti con un intervento durato oltre due ore. Dalla guerra alla pace, dalla mafia all’indifferenza, passando per legalità, diritti e ingiustizie, don Luigi Ciotti ha strappato spesso l’applauso dei presenti. Tanti, tantissimi gli spunti offerti dal parroco durante l’incontro. Spunti, riflessioni ma anche provocazioni, per stimolare i ragazzi a guardare sempre oltre. In riferimento all’utilizzo dei cellulari, ad esempio, don Ciotti ha sottolineato come “la comunicazione non è relazione. Bisogna recuperare le relazioni, perché esse sono la via essenziale per conoscere se stessi e gli altri”. La chiave è quella di ascoltare e ascoltarsi. È per questo che don Luigi Ciotti ha lasciato i ragazzi con una battuta: “Vi auguro la solitudine – ha detto -. Può sembrare una contraddizione. Nella solitudine scopriamo il nostro mondo interiore. Ma non confondiamo la solitudine con l’isolamento, che è un’altra cosa ed è preoccupante. La solitudine permette di avere un dialogo intimo e di prendere coscienza dei nostri problemi e di quelli degli altri”. Il fondatore di Libera ha poi guardato all’ultimo “clamoroso” arresto mafioso, quello del boss Matteo Messina Denaro. “La sua – ha specificato – è una latitanza trentennale che denuncia altre latitanze, perché c’è chi lo ha coperto. La mafia si sta rigenerando”. Don Ciotti ha invitato tutti a estirpare la mafia – ma anche i problemi della guerra – dalle radici, senza fermarsi alla superficie. “La legalità – ha affermato don Luigi Ciotti – è un mezzo, il fine è la giustizia”. E, in riferimento alle tante guerre che affliggono il mondo, ha rimarcato come “la pace si costruisce nel pensiero. La pace è un cammino, non una meta”.
L’INTERVISTA – Prima dell’incontro con i giovani, don Luigi Ciotti ha rilasciato anche un’intervista a Rgunotizie. “Nella mia testa e nel mio cuore c’è una preoccupazione, ovvero che giovani e adulti debbano capire l’importanza di conoscere le cose. Perché la conoscenza ti dà la consapevolezza dei problemi. La consapevolezza e la conoscenza chiedono ad ognuno di noi la corresponsabilità. Una migliore corresponsabilità rispetto a quello che sta succedendo dentro le nostre realtà ma anche sulla faccia del pianeta. Queste parole hanno bisogno di continuità – ha detto don Luigi Ciotti ai nostri microfoni – perché non siano solo momenti emotivi quando succede qualcosa di difficile. C’è bisogno anche di una condivisione nel fare. Bisogna diffidare dall’opera di navigatori solitari. Bisogna unire le nostre forze per diventare una forza unica: la continuità e il ‘noi’, la condivisione e soprattutto la corresponsabilità. Dobbiamo collaborare con le istituzioni se fanno le cose giuste, essere una spina nel fianco se non fanno le cose che devono fare”.
Don Ciotti, l’Umbria non sembra essere esente da problemi di mafia…
“Purtroppo non c’è regione d’Italia che può considerarsi esente dalla mafia. Ma oggi a fare la differenza è l’indifferenza. Si è passati dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato. Nella testa della gente è solo uno dei tanti problemi come l’usura, la droga, il gioco d’azzardo, il traffico dei rifiuti. Ma non è uno dei tanti problemi, visto che oggi le mafie sono più forti di prima. Sparano di meno, i grandi boss hanno abbandonato le vecchie forme arcaiche per diventare dei manager, degli imprenditori. C’è un livello di criminalità che usa le nuove tecnologie, che si muove nelle grandi operazioni finanziarie, ma non solo. Le tre grandi organizzazioni mafiose d’Italia – che hanno varcato i confini nazionali – Camorra, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, hanno creato un’unica cabina di regia per il riciclaggio di denaro, usando degli intermediari, degli uomini cerniera, dei mediatori, che raccolgono tutto il denaro criminale per riciclano e trasformarlo in soldi puliti”.
Quindi sia noi che le istituzioni non dobbiamo prestare il fianco, giusto?
“Abbiamo alcune leggi che sulla carta sono molto risonanti, poi dentro hanno tutta una serie di meccanismi che rischiano di frenare quello che dovrebbe essere il vero cambiamento. Non è un caso che da 150 continuiamo a parlare di mafie, nonostante l’impegno della magistratura e delle forze di polizia. Ma c’è un’altra dimensione che è una sfida culturale, educativa e sociale. La lotta la mafia ha bisogno di altri tipi di interventi, insieme all’impegno della magistratura e della polizia”.