Ingenti i danni alle vigne dell’Umbria a causa della crisi climatica. Alle eccessive piogge con il ristagno dell’umidità degli scorsi mesi, l’agricoltura umbra ora deve fare i conti con il proliferare di malattie fungine, unite ai picchi di caldo di luglio. Meteo pazzo che mette alla prova la vite e nei viticoltori desta forte preoccupazione per la vendemmia. Nello specifico, per la Cia Umbria, la situazione è questa: gli agricoltori che producono Sagrantino e Merlot attestano perdite fino al 70% della capacità produttiva. Un dato decisamente più preoccupante rispetto a quello fornito, solamente dieci giorni fa, da Giampaolo Tabarrini. Intervistato dalla nostra redazione, il numero uno del Consorzio tutela vini Montefalco aveva infatti parlato di un calo delle rese tra il 20 e il 40%, ma con una qualità del vino indubbiamente superiore. Ma, per la Confederazione italiana agricoltori quella che stiamo vivendo sarebbe una “vera e propria emergenza”. Così la definisce Roberto Di Filippo, imprenditore vitivinicolo e presidente di Cia Perugia e di Amabio Umbria (associazione per l’agricoltura biologica). “Con le condizioni climatiche avverse, si sono purtroppo verificate situazioni favorevoli agli attacchi fungini abbastanza importanti. In passato ci sono state criticità simili, ma sicuramente questo è un pessimo anno per le produzioni di vino. Per ciò che concerne il biologico ci sono poi situazioni diverse, a seconda delle zone e di molte variabili: in alcune aree umbre, ad esempio, le malattie fungine sono quasi nulle, mentre in altri casi ci sono perdite che vanno verso il 100 per cento, tant’è che in questi appezzamenti non si passerà a raccogliere le uve. A fronte di tutto ciò – conclude Di Filippo – è necessario guardare a politiche sul lungo termine con forme di intervento che possano garantire un aiuto concreto a tutti gli imprenditori colpiti. Bisogna inoltre fare molta attenzione a togliere quei pochi strumenti che ci permettano di controllare le malattie fungine, come il rame, che negli ultimi anni è stato oggetto di critiche e attacchi senza ragione”. Per tentare di salvare il salvabile, Cia Umbria chiede la possibilità da parte della Regione di una deroga sull’applicazione cumulativa di massimo 28 kg di rame nell’arco di 7 anni, 4 all’anno, per quanto riguarda la coltivazione in biologico. Ma tutto il comparto vitivinicolo, anche quello “tradizionale”, non è stato risparmiato da questa calamità, come conferma anche Giovanni Dubini, imprenditore agricolo dell’Orvietano: “In Umbria si stanno verificando situazioni ‘a macchia di leopardo’ che stanno lasciando uno strascico pesante, andando ad incidere su quantità e qualità dei raccolti. È presto per calcolare l’entità effettiva dei danni che questa stagione instabile sta provocando, ma l’evidenza è sotto gli occhi di tutti”. A peggiorare la situazione, ora, anche il caldo torrido con temperature bollenti sui campi, che mette ulteriormente a rischio alcune produzioni non solo di uva, ma anche di colture ortofrutticole. Cia Umbria ha richiesto e dato l’avvio ad un tavolo tecnico di crisi del settore legati e mettere al centro del dibattito un’emergenza diffusa e per cui occorre agire urgentemente mettendo in campo tutte le sinergie necessarie per una risoluzione efficace ed immediata.
La peronospora insidia il vino umbro: perdite fino al 70% per il Sagrantino
Pubblicato il 24 Luglio 2023 12:34
Vigneti a Montefalco (foto di Alessio Vissani)
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