Sono circa 2.500 le famiglie umbre che non percepiranno più il reddito di cittadinanza, di cui oltre 1.600 nella provincia di Perugia. Le stime sono quelle della Cgil, che attraverso il segretario generale di Perugia traccia un bilancio all’indomani della comunicazione inviata dall’Inps, tramite sms, ai percettori della misura. Per Simone Pampanelli quella operata dal governo Meloni è una “scelta scellerata”, un “accanirsi contro i poveri”.
E proprio per far fronte a quella che apostrofa come “una vera emergenza sociale”, il segretario della Cgil perugina spiega come il sindacato sia al lavoro in questi giorni per cercare di aiutare e accompagnare le persone che si vedono private, dall’oggi al domani, di questa vitale forma di reddito. “Le nostre sedi – spiega – sono sempre aperte per accogliere le tante persone che si sentono abbandonate e disorientate e si stanno chiedendo cosa succederà adesso”.
Per capirlo la Cgil sta effettuando una prima estrazione di dati sulle pratiche del reddito di cittadinanza gestite.. Tra queste, in almeno 450 casi è stata riscontrata la perdita del diritto al sostegno economico, con conseguente necessità di verificare la possibilità di fare domanda per il “Supporto per la formazione e il lavoro”, già da questo mese. Inoltre, fanno sapere dalla Cgil, chi perde il reddito di cittadinanza potrebbe avere necessità di rifare la domanda per l’assegno unico universale per i figli a carico, cosa che prima era inclusa nel reddito di cittadinanza”.
Per Pampanelli, dunque, si tratta di “una guerra dichiarata ai poveri in un Paese che ha cento miliardi di evasione fiscale all’anno”. “La verità – spiega – è che siamo di fronte a un governo forte con i più deboli e debolissimo con i forti, come dimostra la vicenda Santanché”. Il segretario generale sottolinea, poi, come “questa emergenza oggi viene scaricata sui territori e sui Comuni, che – dichiara – non hanno assolutamente risorse e strumenti per fronteggiarla”.
“Come Cgil – ribadisce quindi Pampanelli – faremo tutto quello che è possibile per non lasciare sole le persone più fragili”. Persone rese fragili, conclude il sindacalista dalla povertà stessa, “oggi – conclude – una realtà enormemente diffusa anche sul nostro territorio”.