Al Pronto soccorso di Foligno nel 2023 sono state finora 51, in media circa una a settimana, le donne arrivate per denunciare di essere state vittime di violenza. Un numero che descrive la gravità del fenomeno della violenza di genere anche sul nostro territorio: da giugno a dicembre 2022 le utenti erano state circa 25. Dati emersi in occasione della consegna all’ospedale “San Giovanni Battista” delle ultime strumentazioni per la stanza del “Codice rosa”, percorso di accesso al Pronto soccorso attivo da giugno 2022 e rivolto alle vittime di violenza.
Un progetto nazionale coordinato dalla dottoressa Vittoria Doretti, che ha visto l’adesione del club Inner Wheel folignate due anni fa, sotto la presidenza di Romina Morici, che ha curato e portato a termine il progetto con le socie, dando vita a eventi di raccolta fondi. In conferenza stampa alla sala “Alesini” del nosocomio folignate è stato reso pubblico il primo resoconto sull’attività della stanza, alla presenza del direttore dell’ospedale Mauro Zampolini, dalla vicedirettrice sanitaria Letizia Damiani e del primario del Pronto soccorso Giuseppe Calabrò, oltre che dai sanitari coinvolti nell’iniziativa, quali il gruppo di lavoro per la stesura della procedura aziendale “Violenza sessuale dell’adulto. Presa in carico nei Pronto soccorsi dell’Usl Umbria 2”.
L’Inner Wheel di Foligno ha donato 10.000 euro in arredi e per un corso di formazione che partirà a gennaio 2024, destinato agli operatori sanitari che si occupano di accoglienza per la “stanza rosa”. “È importantissimo fare cultura contro la violenza e per la solidarietà, l’aspetto dell’umanizzazione delle cure è fondamentale soprattutto in queste occasioni“ ha detto il direttore sanitario del “San Giovanni Battista” di Foligno, Mauro Zampolini.
Eleni Giovani, presidente del club Inner Wheel di Foligno ha spiegato che i 10.000 euro messi a disposizione e raccolti in diverse occasioni sono stati utilizzati per dotare la stanza di nuova strumentazione: un carrello infermieristico, una cassaforte dove custodire i reperti, una tv, un pc, una fotocamera, alcune sim telefoniche, una poltrona – anche ginecologica – di ultima generazione. Oltre a questo, su suggerimento delle forze dell’ordine, si è tenuto in considerazione che spesso insieme alle donne giungono in Pronto soccorso anche i loro bambini. Dunque è stato acquistato un lettino insieme ad alcuni giochi per intrattenerli, oltre a dell’abbigliamento sportivo “perché – ha spiegato Giovani – spesso le donne che si allontanano da casa lo fanno velocemente e senza portare con sé effetti personali”.
Presenti alla conferenza stampa il vice questore aggiunto Adriano Felici dal commissariato di Foligno e il maggiore Giuseppe Agresti, comandante della Compagnia carabinieri di Foligno. Felici ha spiegato l’importanza della formazione degli operatori di polizia nell’accogliere donne vittime di violenza e il ruolo centrale della prevenzione “che passa attraverso la cultura della rispetto della donna ma anche tenendo in dovuta considerazione – come poteva essere nel caso di Giulia Cecchettin – i segnali cosiddetti ‘deboli’, anche nel contesto delle amicizie: non va sottovalutato alcun segnale, seppur debole”.
Per l’Oms quello della violenza sulle donne “è uno dei principali problemi di sanità pubblica”. Lo ha specificato la dottoressa Lisa Fantauzzi. Nello spiegare le fasi del percorso che le donne vittime di violenza seguono accedendo al “Codice rosa”, Fantauzzi ha voluto evidenziare il carattere assolutamente anonimo della stanza che si trova al Pronto soccorso, per garantire protezione, sicurezza e riservatezza alle utenti.
“Una volta accolta, la paziente da lì non si muove più e siamo noi sanitari ad andare da lei effettuando la valutazione clinica e la anamnesi, l’eventuale visita ginecologica, raccogliendo la documentazione fotografica delle lesioni e di eventuali altre tracce biologiche per l’analisi genetica forense. Nella ‘stanza rosa’ vengono effettuate anche ulteriori eventuali documentazioni di tracce e campionamenti in base alle necessità. Le donne vittime di violenza vengono sottoposte a un test, il Brief risk assessment for the emergency departement – DAS che consiste di 5 domande; nel caso in cui risultino positive almeno tre risposte la vittima viene considerata a rischio di maltrattamento grave”.
“La cosa più difficile – ha precisato Fantauzzi – è riconoscere la violenza e in questo hanno ruolo fondamentale gli operatori del triage (che saranno ulteriormente e opportunamente formati grazie al corso finanziato dall’Inner Wheel). Segue un’altra delicatissima fase, quella dello svelarla e poi occorre intercettare la domanda di aiuto, facendo fronte alle emozioni”; sentimenti molto forti che questa procedura porta inevitabilmente con sé.
L’esito finale del percorso si sviluppa su tre vie: il ricovero in osservazione breve, qualora non si disponga di una soluzione immediata; il ricovero ospedaliero qualora lo suggerisca il quadro clinico e infine la dimissione, subordinata alla somministrazione di informazioni e contatti sui centri antiviolenza e sulla opportuna rete di assistenza sociale che il territorio mate a disposizione per le donne vittime di violenza.
Al termine della conferenza la tesoriera nazionale Franca Romagnoli ha consegnato una targa al direttore del Pronto soccorso del “San Giovanni Battista” di Foligno Calabrò; la presidente Eleni Giovani ha invece donato il guidoncino del club al direttore Zampolini.