Riconoscere i segnali di una relazione tossica. È il focus su cui si concentra la campagna di sensibilizzazione e prevenzione della violenza di genere “Read the signs”, promossa da ormai diversi anni dal Sorptimist International e avviata anche nel territorio della Valle umbra sud dal locale club guidato dalla presidente Maria Cristina Zappelli.
Campagna che sta prendendo piede attraverso le sinergie messe in atto sul territorio. Come quella avviata con l’ospedale di Foligno, al quale sono stati consegnati i manifesti e i video informativi realizzati per rendere le donne consapevoli di quei segnali, troppe volte purtroppo sottovalutati, che possono celare forme di violenza psicologica ancor prima che fisica. Materiale che è possibile trovare nella sala d’aspetto del pronto soccorso.
“Sono segni fondamentali da riconoscere – ha spiegato la presidente Zappelli -, anche se alle volte è difficile”. Tra i tanti, la gelosia, il controllo, la manipolazione o l’ira. “Sono forme di violenza trasversali – ha proseguito – che possono interessare tutti, indipendentemente dall’estrazione sociale o dall’età”. È per questo che la campagna di sensibilizzazione e prevenzione del Soroptimist, con la distribuzione del materiale informativo, sta coinvolgendo diverse realtà: oltre all’ospedale, punto di arrivo di molte vittime, anche le scuole secondarie di secondo grado cittadine e i Comuni di Foligno e Trevi. E ancora, le Caserme dei carabinieri di Foligno e Spoleto, dove il sodalizio presieduto da Maria Cristina Zappelli ha contribuito all’allestimento di stanze protette per le vittime che vogliono sporgere denuncia per le violenze subite.
“Non sei sola. C’è chi ti può aiutare”, questo il claim che accompagna il progetto, arricchito dopo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 2 novembre scorso di nuovi contenuti, pensati per aiutare le donne a prendersi cura di se stesse. “Crediamo molto – ha quindi concluso la presidente Zappelli – nell’importanza di riconoscere questi segnali”, vere e proprie avvisaglie di possibili atteggiamenti violenti psicologici e, in estreme situazioni, anche fisici.
“Si tratta di un’iniziativa che si inserisce nella nostra politica” ha commentato il direttore sanitario del “San Giovanni Battista” che ha seguito il progetto insieme ai dottori Vincenzo Locci e Letizia Damiani. “L’ospedale – ha quindi aggiunto – non è solo un luogo di cura ma di contatto con la cittadinanza in un’ottica di sensibilizzazione, prevenzione e azione. Su questo fronte – ha quindi concluso – si sta lavorando al potenziamento dell’associazione dei pazienti, così da riconoscergli un ruolo di collaborazione, importante anche per migliorare la qualità dell’ospedale. Un ospedale che vuole mettersi in ascolto, come faremo a partire dalla prossima settimana con l’attivazione proprio di un punto d’ascolto da parte dell’Aism”.