Sarà il miele il protagonista del prossimo weekend folignate. Sabato 23 e domenica 24 novembre, infatti, palazzo Trinci ospiterà l’edizione numero 26 di Mielinumbria, la festa dell’apicoltura promossa dal Comune con la collaborazione dell’Associazione produttori apistici umbri (Apau) e che vede in Foligno non solo una città amica delle api ma anche tra le poche del Centro Italia a promuovere iniziative di questo tipo.
In programma una due giorni di laboratori e degustazioni, convegni ed una mostra mercato, a cui si aggiungeranno delle visite guidate ai palazzi più belli della città. Il taglio del nastro è fissato per le 9.30 di sabato mattina, quando prenderà ufficialmente il via la manifestazione che, come spiegato dall’assessore comunale al turismo, Michela Giuliani, “promuove le buone pratiche per salvaguardare l’ambiente e fa conoscere l’importanza che questo insetto ha per il mantenimento della nostra biodiversità”.
Tra gli eventi di punta dell’edizione 2024 di Mielinumbria lo show cooking (sabato 23 novembre, alle 17.30) con la food writer e recipe deloveper, Gigi Passera, che preparerà un dolce natalizio con il miele che diventa anche un centrotavola, e il laboratorio sulla preparazione di energy drink a base di miele (domenica 24 novembre, alle 11.30) promosso in collaborazione con Spezialità. Come detto, però, ci sarà spazio anche per l’approfondimento. Alle 9.30 di domenica 24 novembre, infatti, è in programma il convegno “Api e miele: sfide e prospettive future del settore apistico” che vedrà intervenire degli esperti.
Un comparto che, oggi, si trova a fare i conti con alcune criticità, a cominciare dai cambiamenti climatici che, come dichiarato dal presidente Apau, Luca Ciampelli, non solo incidono sulla produzione di miele ma anche sulla sopravvivenza stessa delle api. Gli stessi apicoltori, infatti, si trovano sempre più spesso nelle condizioni di dover alimentare questi insetti, che altrimenti morirebbero. “Insieme ad altre associazioni nazionali – ha detto Ciampelli – abbiamo proposto all’Unione europea l’erogazione di fondi per far fronte a questa emergenza, per cui dal prossimo anno verranno inseriti nei finanziamenti destinati all’agricoltura”. Altro problema con cui stanno facendo i conti le api – e che verrà trattato nel corso del convegno di domenica mattina – l’arrivo in Italia, Umbria compresa, di calabroni che vanno ad intaccare la sopravvivenza delle api.
Ma quali sono i numeri del comparto apistico umbro? A snocciolarli Romildo Beniamino, presidente Naturalmiele di Terni. In Umbria sono 3.400 gli apicoltori per un totale di 53mila alveari, di cui il 20% vengono portati fuori regione. “Nonostante la nostra sia una regione molto ricca sul fronte della biodiversità – ha infatti spiegato Beniamino – è altrettanto povera in termini di produzione”. Mediamente in Umbria, infatti, un alveare produce 15 chili di miele, la metà del dato riscontrato a livello nazionale. Numeri che quest’anno appaiono notevolmente ridotti. “Si stima – ha sottolineato a questo proposito il presidente di Naturalmiele – una produzione di tre o quattro chili ad alveare”. Quella umbra, inoltre, è un’apicoltura hobbistica con il 95% degli apicoltori che hanno messo di 30 alveari. I professionisti si contano sulle dita di una mano e sono all’incirca una decina. “Per vivere di apicoltura – ha concluso Beniamino – si devono avere almeno 500-600 alveari, diversamente si parla di un’apicoltura di integrazione ad altro”.