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Regionali in Umbria, i flussi: non voto e cambi repentini di scelta fattori determinanti

L'analisi effettuata da Bruno Bracalente, Antonio Forcina e Nicola Falocci delinea l'andamento delle scelte degli elettori durante l'ultima tornata elettorale rispetto alle Europee di giugno scorso

Pubblicato il 22 Novembre 2024 17:41 - Modificato il 24 Novembre 2024 13:36

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Il dato più evidente nell’analisi dei flussi elettorali è quello del non voto, ma sono considerevoli anche i cambiamenti repentini di scelte politiche da parte degli elettori. Al successo della coalizione di centrosinistra, guidata da Stefania Proietti, hanno fortemente contribuito le liste civiche e il voto personale, che hanno portato ai 18mila voti di vantaggio sulla coalizione di centrodestra. Le civiche hanno dunque ottenuto un risultato più consistente per il centrosinistra. Anche i partiti di centrodestra hanno perso molto di più di quanto hanno perduto quelli del centrosinistra. Fratelli d’Italia ha perso più della metà dei suoi voti, molti finiti nell’astensionismo. Stesso destino per il Movimento 5 Stelle, tra astensionismo e transumanza nel Pd. Meglio è andata all’Alleanza verdi sinistra, nel senso che ha perso meno voti. Anche i voti del Pd sono meno di quelli del giugno scorso ma è il partito che è andato meglio di tutti, sempre considerando la mole degli astenuti. Forza Italia invece non ha perso voti anzi, ha guadagnato un consistente numero di elettori. La Lega ha mantenuto i voti delle Europee, dove era stata comunque molto ridimensionata rispetto ai trascorsi.

Sono alcune delle risultanze dall’analisi dei flussi elettorali verificatisi nelle recenti elezioni regionali 2024 a confronto con i dati delle elezioni europee del giugno scorso, presentata stamani nella conferenza stampa tenutasi a Palazzo Cesaroni dal professor Bruno Bracalente, dell’Università degli studi di Perugia, coadiuvato dal professor Antonio Forcina (che ha messo a punto la metodologia statistica) e dal dottor Nicola Falocci del Servizio “Valutazione delle politiche, Controllo e CoReCom” dell’Assemblea legislativa.

“Negli ultimi 30 anni – ha rilevato Bracalente – il non voto è salito dal 30 al 50 per cento degli elettori. Ne mancano 220mila, e questo è uno dei numeri più importanti da tenere in considerazione. Nelle precedenti elezioni regionali del 2019 l’Umbria non sembrava contendibile invece, come accaduto oggi, è cambiata la leadership politica. Ha influito non poco la fluidità elettorale, i cambiamenti repentini di scelte politiche da parte degli elettori, anche da destra verso sinistra, non solo da un partito ad un altro della stessa coalizione. I partiti hanno dato lo stesso apporto quantitativo a Tesei e Proietti ma il centrosinistra ha avuto di più dalle liste civiche”.

Dall’analisi di Bracalente emerge che “il non voto ha penalizzato soprattutto Avs, M5s e FdI. Molti sono i voti di Avs e Pd alle europee che in questa tornata elettorale sono andati a liste civiche di centrosinistra. Forza Italia ha dato alle civiche del centrodestra il 20 per cento dei propri voti, FdI molto meno. Quest’ultimo ha in capo quasi la metà del non voto e e ha ceduto il 9 per cento a liste civiche di destra e una parte a FI e liste civiche di centro. Il M5s ha perso molti voti, ne ha dati più del 15 per cento al Pd, contribuendo al suo buon risultato. Il Pd ha recuperato 17mila voti dal precedente astensionismo, ma anche Forza Italia si è giovata di un gran recupero. Pd e FI sono gli unici partiti capaci di riportare al voto dall’astensione una parte dei propri elettori. Si è verificato un gran traffico di elettori in questi soli cinque mesi trascorsi dalle recenti elezioni di giugno. La maggiore fedeltà è stata quella degli elettori della Lega, rimasti tali seppur dopo il ridimensionamento già verificatosi nelle elezioni precedenti”.

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