Una Casa per le donne, sull’esempio di quanto già fatto a Terni e di quanto si sta realizzando a Perugia. Uno spazio dedicato alle associazioni femminili di Foligno, “per promuovere la cultura, la solidarietà e l’empowerment delle donne, in un’ottica di apertura ed inclusione”. É la proposta che il Coordinamento Donne Arci Subasio ha lanciato al sindaco, dopo che lo stesso Stefano Zuccarini aveva annunciato a partire dal 2026 le gestione diretta dell’ex Cinema Vittoria da parte dell’amministrazione comunale per “ospitare iniziative culturali, sociali e artistiche promosse da associazioni, gruppi, cittadini e molteplici realtà del territorio” attraverso “la concessione di patrocini”.
“La Casa delle Donne di Foligno – spiegano dal Coordinamento Arci Subasio, che ha così presentato una proposta alternativa a quella del primo cittadino – sarebbe uno spazio aperto a tutte le donne e alle loro associazioni, dove sviluppare capacità, attività e competenze, aumentando l’autostima e la partecipazione alla vita sociale e culturale della città”. L’idea sarebbe, dunque, quella di “un luogo di incontro e di aggregazione, dove potrebbero essere organizzati workshop, seminari, dibattiti e altre attività culturali e sociali inerenti, solo a titolo esemplificativo, la protezione da violenza, molestie e discriminazioni, lo sviluppo di imprenditorialità e autonomia economica, la promozione della coesione sociale e della condivisione, l’educazione alla salute, ai diritti ed al benessere personale”.
Intanto dalle fila di Foligno in Comune, il consigliere Diego Mattioli annuncia un’interrogazione sull’ex Cinema Vittoria, che il sindaco Zuccarini negli scorsi giorni aveva ribattezzato “Nuovo Cinema Vittoria”, chiedendo risposte “chiare e trasparenti”. Tra le questioni poste le “reali intenzioni” del Comune per lo spazio, cosa intenda il sindaco per “progettazione condivisa”, quali risorse sono state messe a disposizione, se esista un cronoprogramma o una strategia e cosa si intenda “realmente” per “gestione diretta”, con riferimento anche a chi si occuperebbe delle aperture e degli eventi ma anche quali figure tecniche, professionali e di sicurezza verrebbero impiegate.
“La verità – ha dichiarato Matitoli – è che, a un anno di distanza, non è accaduto nulla. E il nulla è figlio di una gestione arrogante e priva di competenze specifiche, che ha anteposto logiche politiche e propagandistiche al bene comune. Sempre più forte è il dubbio – che oggi si fa certezza – che la chiusura dello Spazio Zut! sia stata una scelta punitiva verso chi faceva cultura vera, alta, libera, non allineata. Una cultura forse scomoda, ma necessaria”. Per l’esponente di minoranza si è davanti “a una gestione fallimentare, che confonde la cultura con l’intrattenimento e il patrocinio con la progettazione”.