“Lo stato di agitazione andrà avanti finché l’azienda non risponderà alle nostre istanze”. Con questa frase, pronunciata dal segretario regionale di Fiom Cgil Nico Malossi, è stato inaugurato oggi, mercoledì 29 ottobre, lo sciopero che a Cannaiola di Trevi ha coinvolto i lavoratori della Sitem Spa, ai quali la ditta ha recentemente annunciato ben 36 esuberi, senza prevedere l’attivazione di alcun ammortizzatore sociale, e che, di conseguenza, hanno deciso di protestare davanti ai cancelli dell’azienda, scioperando nelle ultime quattro ore del turno di questa mattina: dalle 10 alle 14.
La decisione presa dalla Sitem, azienda impegnata principalmente nella produzione di lamierini magnetici tranciati per motori elettrici e le cui quote maggioranza da circa un anno sono di proprietà dell’americana Worthington Steel, sarebbe conseguente ad un calo nella mole di lavoro e delle proprie quote di mercato, dovute alla agguerrita concorrenza delle imprese del Sudest asiatico, le quali risulterebbero più competitive e, quindi, in grado di offrire gli stessi prodotti a prezzi più vantaggiosi. La direzione aziendale insediatasi con l’arrivo del colosso statunitense, infatti, da un anno avrebbe intrapreso una politica di contenimento dei costi, a partire da quello del personale.
“È da circa un anno che siamo nell’incertezza – ha spiegato Paolo Coricelli a Rgunotizie, lavoratore dipendente della Sitem da 32 anni -, ora c’è una precarietà che ci lascia in difficoltà e ci angoscia, soprattutto perché la maggior parte di noi ha famiglie che ora vivono senza la sicurezza necessaria ad affrontare la vita con serenità. Rischiamo di essere lasciati in mezzo alla strada”.
“Lavoro qui da 25 anni – gli ha fatto eco Michele Vollono, operaio alla Sitem dal 2000 -, quando sono arrivato l’azienda era in grande crescita, ma ci sono stati dei cambiamenti che hanno portato la gestione odierna, che è quasi totalmente americana, a istituire i 36 esuberi, senza neanche aprire gli ammortizzatori sociali e lasciando chi rimane senza prospettiva”.

Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno, dunque, avviato la vertenza e organizzato lo sciopero davanti ai cancelli dell’azienda, cercando così di portare l’attenzione della dirigenza di Sitem sulla questione, così da poter trattare e arrivare ad una soluzione che tuteli i lavoratori.
“L’avvio di procedura di mobilità per 36 persone da parte dell’azienda ha fatto scattare da parte nostra la vertenza – ha evidenziato Andrea Calzoni, segretario di Fim Cisl Umbria -, soprattutto perché non è stata avviata nessuna cassa integrazione. È vero che l’azienda sta registrando un momento di difficoltà, ma noi chiediamo che perlomeno vengano attivati gli ammortizzatori sociali, così da tutelare in particolar modo i dipendenti ultracinquantenni posti in esubero, che rischiano di divenire veri esodati del mondo del lavoro”.
A seguire le parole del segretario Fim Cisl regionale sono stati i suoi omologhi Cgil e Uil, che si sono espressi sulla stessa linea, sottolineando come “una crisi di mercato va affrontata in modo diverso – ha sottolineato Nico Malossi, segretario di Fiom Cgil Perugia -, non possono essere abbandonate più di trenta famiglie con questa leggerezza”. “Parliamo di un’area non altamente industrializzata – ha proseguito Daniele Brizi, segretario Uilm Uil Umbria -, e il comportamento dell’azienda rischia di mettere in difficoltà diversi lavoratori di età avanzata, che al contempo sono lontani sia dalla pensione che dalla possibilità di reperire un nuovo lavoro con facilità. È fondamentale – ha concluso – che Sitem si sieda ad un tavolo con i sindacati e con la politica, così da trovare la soluzione migliore per le persone messe in esubero”

A mobilitarsi a sostegno dei lavoratori, non solo le sigle sindacali, ma anche i politici, a partire dal vicesindaco di Trevi Francesco Saverio Andreani il quale ha spiegato che “il Comune farà di tutto per essere al fianco degli operai e delle loro famiglie e si sta impegnando per trattare con l’azienda”.
Presenti anche i consiglieri regionali Fabrizio Ricci e Stefano Lisci, i quali hanno espresso la propria vicinanza alla questione, sostenendo che la renderanno oggetto di discussione anche in Consiglio Regionale.
“Fino ad un anno fa – ha incalzato Lisci – qui c’erano tutt’altre prospettive, con un programma industriale importante e proposte di investimento, mentre oggi tutto sembra essersi evoluto negativamente. Faremo di tutto per aprire immediatamente un tavolo di contrattazione con la proprietà e faremo una mozione urgente per capire come contrastare questa situazione il prima possibile e nel miglior modo possibile”.
“Ci troviamo davanti ad una realtà produttiva troppo importante per la nostra regione per pensare che sia possibile smembrarla con questa facilità, mandando a casa le persone senza attivare nemmeno le procedure di ammortizzazione sociali. Come Regione dovremo fare tutto il possibile per far tornare la proprietà sui suoi passi e ragionare, poi, insieme sul futuro produttivo di questa realtà”.

Anche la sezione trevana del Partito democratico e la federazione di Perugia di Rifondazione Comunista hanno espresso la propria preoccupazione verso la vicenda. In particolare, questi ultimi hanno evidenziato che, oltre alla questione fondamentale dell’attivazione degli ammortizzatori sociali, sarà importantissimo creare “un patto etico tra imprese e territorio, che non consideri l’Umbria solo come una riserva di manodopera a basso costo, ma come una terra capace di offrire valore, competenze e un contributo reale a un’economia giusta e solidale”.























