Lo scorso novembre il Comune di Foligno ha istituito la tassa di soggiorno, come vi abbiamo già ampiamente raccontato su queste pagine. Strumento che oggi sarà sotto la lente del Consiglio comunale ma che già ha fatto molto discutere. Il punto non è tanto la legittimità della scelta, ma la coerenza tra gettito previsto, spese dichiarate e finalità dell’imposta.
La tassa di soggiorno, infatti, solleva interrogativi che vanno oltre il dato tecnico. Secondo la documentazione dell’Ente, il gettito presunto per il 2026 è pari a 400 mila euro, calcolato sulla base delle 259 strutture ricettive presenti sul territorio comunale e di un indice di utilizzo del 22%, secondo dati della Direzione regionale al Turismo della Regione Umbria. Una stima prudenziale, che tiene conto di una domanda turistica non particolarmente elevata.
Nello stesso documento, poi, vengono elencate le destinazioni del gettito, per un valore complessivo che supera i 720 mila euro. Una discrepanza numerica che non viene spiegata e che lascia aperti interrogativi sulla reale copertura delle spese indicate.
Ma il nodo non è soltanto contabile. Analizzando le voci finanziate emerge un altro elemento rilevante: praticamente la totalità delle risorse viene destinata a servizi già in essere, come la gestione dei musei, degli auditorium e dei palazzi comunali, oltre a contratti di servizio e prestazioni ordinarie nel settore turistico e culturale.
Si tratta di spese pienamente legittime, previste dalla normativa nazionale che disciplina l’imposta di soggiorno. Tuttavia, nella prassi amministrativa di molti comuni, questa imposta viene spesso presentata come uno strumento per finanziare investimenti, progetti di valorizzazione, miglioramenti dell’offerta turistica o interventi strutturali capaci di generare nuova attrattività.
A Foligno, invece, la scelta sembra orientata a sostenere il funzionamento ordinario di servizi già attivi, contribuendo alla copertura di costi che il Comune già sostiene annualmente con risorse proprie. Una decisione che apre a una riflessione necessaria: perché utilizzare l’imposta di soggiorno principalmente come leva di copertura della spesa corrente, anziché come strumento di investimento.
Il documento che finirà oggi (29 dicembre 2025) in Consiglio non chiarisce se il gettito rappresenti un’integrazione a capitoli di bilancio esistenti o se sia previsto un piano progressivo di utilizzo delle risorse per interventi aggiuntivi. Né viene indicato se in futuro parte dell’imposta potrà essere destinata a nuovi progetti per lo sviluppo turistico della città.
In questo quadro, la mancanza di una spiegazione esplicita rischia di alimentare perplessità tra operatori turistici e cittadini, chiamati a comprendere che tipo di ricaduta concreta avrà l’imposta sull’offerta e sull’attrattività di Foligno e che fine faranno le risorse “liberate” e che altrimenti sarebbero state utilizzate per coprire le voci scelte dal Comune.





















