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Mancata acquisizione di piazza D’Armi: Spoleto Popolare chiede azioni contro i responsabili

Pubblicato il 23 Maggio 2016 11:55 - Modificato il 5 Settembre 2023 20:21

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E’ stato un “tira e molla” lungo più di un decennio. Ma ora arriva la sentenza dal tribunale di Roma, datata 8 gennaio 2016. Che riassunta, dice così: il Comune di Spoleto è stato condannato a pagare le spese di lite con il Ministero della difesa per oltre 10 mila euro perchè non ha adempiuto a versare il “saldo”di oltre 4 milioni e 700 mila euro per l’intera acquisizione di un’area di piazza d’Armi. E questo dopo che, tra l’altro, una caparra di quasi 834 mila euro era stata già versata al momento dell’accordo che risale a 12 anni fa. È questa, a quanto pare, l’ultima tegola caduta sulla testa del Comune di Spoleto, a seguito della quale il gruppo di maggioranza di Spoleto Popolare ha deciso di presentare una mozione d’urgenza per impegnare il sindaco Cardarelli a valutare un’“eventuale azione di responsabilità rispetto al presunto danno erariale per la perdita caparra della relativo all’acquisto del compendio di piazza d’Armi”. Una mozione che, in qualche modo, punta il dito verso le amministrazioni comunali che si sono succedute tra il 1999-2004 e 2004-2009, “per come hanno gestito la vicenda relativa all’acquisizione del compendio” – è scritto nella mozione. In particolare, i consiglieri di Spoleto Popolare, chiedono al primo cittadino “di segnalare all’autorità competenti tali comportamenti e mettere in campo ogni azione, nei confronti di coloro i quali verranno ritenuti responsabili, al fine di recuperare i soldi persi nella caparra, pari a poco meno di 840 mila euro, oltre ad ogni altro eventuale danno”. Anche perché, a seguito della sentenza definitiva dello scorso 8 gennaio, ora il Comune è stato condannato appunto al pagamento delle spese. La vicenda comincia nel 2004, appunto, quando l’allora amministrazione comunale sottoscrisse con il Ministero della difesa, rappresentato da Consap, un contratto preliminare di acquisto dell’area di piazza d’Armi “per un corrispettivo di 5.577.734,51 euro versando una caparra di 833.660,18 euro – spiegano in maniera dettagliata i consiglieri di Sp –. L’ispettorato delle Infrastrutture dell’esercito, il 26 maggio 2008, dopo aver vanamente atteso l’adempimento anche oltre i termini contrattuali, a fronte della condotta del Comune di Spoleto che ometteva di dar seguito all’accordo sottoscritto a mezzo del versamento del residuo prezzo di acquisto, dichiarava risolto il contratto preliminare ed incamerava la caparra versata dal Comune, così come previsto all’articolo 3 del preliminare stesso”. E dopo un “tira e molla” tra le parti, il tribunale di Roma ha emesso la propria sentenza, con la quale ha dichiarato “cessata la materia del contendere, legittimo il diritto di recesso da parte del Ministero della difesa e conseguentemente legittima la ritenzione della caparra di 833.660,18 euro – è scritto nella mozione – e inoltre ha condannato il Comune al pagamento delle spese di lite in favore al Ministero della difesa liquidate in 10.343 euro, oltre a spese forfettarie in ragione del 15 per cento”. 

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