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Foligno, il dipendente assenteista: “Ma quale furbetto, ecco la mia verità”

Pubblicato il 21 Febbraio 2017 17:08 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:02

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“Non posso non domandarmi se c’entra nulla il fatto che in epoca non sospetta, antecedente alla vicenda di questi giorni, avevo già presentato tre denunce alla Procura di Spoleto per mobbing grave e abuso di potere”. E’ un passaggio della lettera di Erminio Beltrame, il dipendente comunale di Foligno finito nelle scorse settimane al centro della cronaca cittadina in merito ad un’inchiesta della guardia di finanza. Il “furbetto del cartellino”, così come definito dalle Fiamme gialle, è accusato di essersi allontanato dal posto di lavoro ingiustificatamente quarantacinque giorni in soli tre mesi. Secondo Beltrame, tutto ciò è estraneo alla sua morale ed è per questo che, sempre secondo il dipendente, dietro l’operazione dei militari c’è qualcos’altro, magari una ripicca dopo le sue denunce alla Procura, alle quali si va ad aggiungere “un’ulteriore denuncia alla Corte dei Conti, per aggravio di spesa, disattendendo il patto di stabilità”. Azioni che avrebbero portato a delle ripercussioni sul posto di lavoro come “un’improvvisa privazione delle mie mansioni – scrive nella lettera pubblicata martedì mattina dai quotidiani – annichilito e, trasferito nella locale biblioteca, senza una specifica qualifica, ruolo e, né professionalità acquisita”. Ma allora cosa stava facendo al bar nelle ore lavorative? “E’ stato omesso di chiarire che ero lì per motivi di servizio istituzionale (e con numerose testimonianze) – scrive nella lettera Beltrame – nominato dal Comune e per un gruppo politico (con i relativi permessi per l’effettuazione di queso ruolo per otto ore al mese)”. Oltre a questo, il dipendente si chiede come sia possibile che, non essendo perfettamente in regola, potesse “tranquillamente sedere ai tavoli di un bar, alla vista dei colleghi, dei dirigenti e degli amministratori che passavano a pochi metri da lì”. “Avevamo già chiarito e dichiarato, nel merito – prosegue nella missiva – alla guardia di finanza, i motivi per i quali nell’occasione, che si vede nella ripresa, non ero all’interno del palazzo Comunale”. Ed è proprio nel caso delle riprese delle Fiamme gialle che Beltrame si giustifica, spiegando che stava distribuendo “una lettera dove si portavano a conoscenza sia i consiglieri che i capigruppo di quanto stava avvenendo alla mia persona”. Insomma, Beltrame non ci sta a passare da “furbetto del cartellino”, “casomai – scrive ancora – ingenuo del cartellino. Credo che qualcuno – si legge nella lettera – stia tentando di gettare del fango sulla mia persona”.

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