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Giovanissimi che vivono isolati dal mondo: la “sindrome di Hikikomori” colpisce anche Foligno

Pubblicato il 2 Aprile 2017 09:35 - Modificato il 5 Settembre 2023 17:43

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Si chiama “sindrome di Hikikomori”, colpisce gli adolescenti, in numero maggiore i maschi, e porta ad uno stato di assoluto isolamento dal mondo esterno. Il nome, di origine giapponese, infatti significa proprio “rimanere in disparte”, “isolarsi”. Ed è proprio nel Paese del Sol Levante che la sindrome ha fatto la propria comparsa intorno alla metà degli anni Ottanta. Da un po’ di tempo, però, anche in Italia si stanno registrando diversi casi, Umbria compresa. In particolare sono tre quelli quelli che hanno interessato la città di Foligno, così come dichiarato da Sonia Biscontini, dirigente del Dipartimento per le dipendenze dell’Usl Umbria 2. “È una sindrome che in Giappone è presente da ormai più di vent’anni – ha spiegato – dove ci sono ritmi di vita molto più pressanti dei nostri. Eppure, in questi ultimi tempi si sta manifestando anche in Italia, interessando prima le città più grandi ed ora arrivando a colpire anche quelle più piccole. A Foligno – ha proseguito – ci sono stati segnalati tre casi, da parte delle famiglie stesse”. Da genitori che, preoccupati per lo stato di salute dei figli, si sono rivolti all’Usl Umbria 2 per capire cosa fare e come fare per aiutare questi ragazzi ad uscire da uno stato di isolamento che li porta ad allontanarsi da tutto e tutti. Un ritiro dalla vita sociale sia in termini affettivi che fisici. Abbandonata la scuola e tagliati tutti i rapporti anche con familiari e amici, questi giovanissimi si rinchiudono nelle loro stanze e non ne escono più. Come detto, tre i casi riscontrati a Foligno: due emersi nell’ultimo anno, mentre un altro è noto da molto più tempo. “Nella quasi totalità dei casi abbiamo avuto contatti diretti solo con i genitori – ha raccontato Sonia Biscontini – senza mai neppure vedere questi ragazzi perché non escono assolutamente dalle loro stanze. Dall’altra parte non abbiamo mai tentato un intervento domiciliare, perché per farlo avremmo bisogno di un loro coetaneo, ma ci sono realtà del Nord Italia che già tentano questo approccio”. L’unico contatto con il mondo esterno che questi ragazzi continuano a mantenere è attraverso internet che. in questo caso dunque, non va inteso come una dipendenza, ma come una sorta di finestra sul mondo. Di fatto la sola. Ma quali sono i soggetti maggiormente a rischio? La “sindrome di Hikikomori” colpisce per lo più quei giovani che si sentono insicuri, che hanno paura di affrontare gli altri e che pensano di non poter superare le performance che gli vengono richieste, dalla scuola ad esempio. Situazioni di disagio, queste, che vanno emergendo in fase preadolescenziale, quando cioè si inizia a vivere in maniera un po’ più autonoma, staccandosi quindi dai genitori. Un tunnel da cui si può sì uscire ma, come spiegato da Sonia Biscontini, “il percorso è lungo e complesso. Bisogna lavorare molto sulle famiglie e cercare di instillare nei ragazzi un rinforzo psicologico positivo”. 

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