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Sanità, sindacati sul piede di guerra: “Usl 2 allo sbando”

Pubblicato il 21 Marzo 2023 11:33 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:07

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“Sanità pubblica allo sbando”. Cgil, Cisl e Uil tornano all’attacco sulla gestione della sanità nella Usl Umbria 2, “critica già prima della pandemia – dicono – ed ora, a più di tre anni di distanza, un reale disastro”. I segretari aziendali della stessa Usl, Giampiero Pincanelli per la Cgil, Pietro Cancellieri per la Cisl e Sandro Peciarolo per la Uil, sono un fiume in piena e, in una nota, scrivono così: “L’Usl Umbria 2 è allo sbando, lo vivono sulla loro pelle i cittadini per la carenza dei servizi e i dipendenti che si trovano a lavorare in una completa assenza di organizzazione”. Diverse le questioni e le critiche passate in rassegna dai sindacati. Intanto il fatto che, “sebbene siano stati approvati da tempo il nuovo Piano regionale sanitario e il nuovo Contratto collettivo nazionale, la direzione aziendale non ha ancora posto in visione delle organizzazioni sindacali il nuovo modello organizzativo richiesto ed atteso da anni”. Ciò, per le sigle, testimonia “l’atteggiamento arrogante e la mancanza di rispetto per i lavoratori che connota le relazioni sindacali dell’Usl Umbria 2”.

LE QUESTIONI – Tra le denunce mosse anche quella relativa alle condizioni di lavoro: “Personale infermieristico ed ostetrico, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e di radiologia, operatori socio sanitari e personale amministrativo – si legge nella nota – lavorano ogni giorno con il disagio e le difficoltà di una pianta organica con ruoli vacanti ed obsoleti, per cui è sempre più difficile erogare servizi di qualità, moderni e innovativi che aumentino la soddisfazione dell’utenza e degli operatori. Gli stessi che – dicono i sindacalisti – da tempo vengono considerati meno di zero dall’azienda”. Per le sigle, la direzione è poi colpevole di continuare a disattendere il confronto sulle norme introdotte con il nuovo Contratto: “Nonostante le innumerevoli richieste – scrivono in questo senso Pincanelli, Cancellieri e Peciarolo -, ancora non abbiamo avuto risposta riguardo l’introduzione della norma sui tempi di vestizione che da luglio 2021 non viene riconosciuta ai lavoratori. Legittimare e promuovere le professionalità degli operatori del comparto – proseguono i tre – forse non interessa a questa direzione indubbiamente più incline a incentivare i medici”. Nella loro narrazione, i sindacati ritengono inoltre “necessario” affrontare punti cruciali come “la questione del fabbisogno del personale”, “ma la Direzione – proseguono – continua a ripetere di aver assunto tantissimi infermieri, stranamente poi sposta con ordine di servizio il personale infermieristico da un territorio all’altro per carenza di personale nelle Unità operative”. E sempre in tema organico, dopo aver evidenziato come “la carenza degli operatori socio sanitari sia ormai una criticità di difficile soluzione”, le sigle parlano anche di “uffici amministrativi svuotati di personale”. “I pochi impiegati rimasti – spiegano in tal senso – non riescono a mandare avanti le attività in un vuoto di ruoli di responsabilità e dirigenza; alcuni di questi dipendenti – aggiungono – coinvolti nel settore delle gare d’appalto e nella gestione dei contratti aziendali per i lavori e le forniture dal 2016 aspettano ancora gli incentivi previsti dalla legge”. Su questo tema, dicono i sindacati, la direzione non si è mai confrontata con le organizzazioni. Una direzione con cui, sempre a sentire le sigle, “sono successe cose mai viste”, dalle “Unità operative con i pazienti ricoverati messi nei corridoi” agli “operatori sanitari costretti a posizionare i letti di degenza contro il muro per mancanza di spondine di sicurezza per i pazienti”.

I DUBBI – Ma a preoccupare i sindacati, stando sempre a quanto riportato nella nota, è anche la latitanza di risposte credibili a domande concrete. Quesiti che Pincanelli, Cancellieri e Peciarolo tornano a riproporre: “Cosa si vuole fare del presidio ospedaliero di Foligno dove ormai l’attività chirurgica è ridotta al minimo e le degenze accolgono in prevalenza pazienti di area medica? Qual è realmente il destino del presidio ospedaliero di Spoleto nel fantomatico progetto del Terzo Polo? Il presidio ospedaliero di Orvieto quando diventerà realmente Dea di I livello per l’emergenza urgenza? L’ospedale di Amelia diventerà veramente un Ospedale di Comunità dopo l’incresciosa modalità con cui è stato svuotato dalla sera alla mattina di un intero reparto? E quale reale destino avranno i distretti territoriali dell’Usl Umbria 2, smembrati e accorpati in direzioni centralizzate di cui ancora non è nota l’organizzazione?”.

L’AZIONE SINDACALE – Per le organizzazioni la misura è colma. Sì, perché dopo aver “accettato i tavoli tecnici che immancabilmente si sono conclusi con un nulla di fatto, con i documenti prodotti all’ultimo momento dall’azienda sempre imprecisi, incompleti, da rivedere”, non c’è stato “nessun vero, serio, rispettoso confronto per affrontare tutti i reali problemi delle lavoratrici e dei lavoratori”. Ragion per cui le sigle si dicono “costrette” a “ripensare una strategia che contempli un’azione sindacale di rivendicazione e mobilitazione permanente, perché – si legge infine nella nota – non è più tempo di aspettare”.

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