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Visite inclusive al Museo Diocesano con le guide sviluppate dal progetto “ArteMia”

Pubblicato il 14 Dicembre 2022 09:37 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:23

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A Foligno presentati ufficialmente i risultati del progetto “ArteMia” frutto della collaborazione tra il Museo Capitolare Diocesano, Chracklab Foligno 4D, “La Locomotiva” Società cooperativa sociale, l’Associazione Atlas Onlus di Perugia e Usl Umbria 2. Risultati che parlano di due guide, Guida Easy to Read e Guida Fotografica, che renderanno accessibile ed inclusiva l’esperienza di visita allo stesso Museo Diocesano. Un progetto finanziato dalla Regione Umbria che ha come obiettivo quello appunto di avvicinare le persone con disabilità cognitive alla conoscenza di ambienti storico artistici. E sono stati proprio i tanti ragazzi con difficoltà coinvolti nei laboratori, seguiti passo passo da educatori ed esperti, il valore aggiunto di ArteMia e gli autori del materiale presentato.

“L’idea era quella di andare a riscoprire con i ragazzi il Museo Diocesano – ha spiegato Giorgia Marchionni di Chracklab -, per raccontare le storie delle opere al suo interno e soprattutto per far passare il messaggio che il museo è un luogo della società, che deve essere vissuto e condiviso. Una condivisione – ha proseguito – che, dopo un approccio profondo alle opere, è passata proprio per le due guide sviluppate”. E per fare questo, i tanti ragazzi partecipati al progetto si sono cimentati in attività di arteterapia fotografica, di rielaborazione ed immersione digitale, nella co-creazione del percorso di visita ed in quella di un ambiente virtuale Qr code di accesso. Tante attività, insomma, e tutte finalizzate ad una visita il più accessibile possibile: “Il progetto intende anche far capire che non si viene al museo solo se si è degli esperti di arte – ha aggiunto Marchionni -, perché in realtà sono spazi pubblici che rientrano nella vita dei cittadini e che vanno vissuti da tutti a 360 gradi”.

Durante la conferenza di presentazione al Museo Diocesano, moderata da Marta Onali, è stata a più riprese sottolineata l’importanza di “aver saputo e voluto fare rete”. Una rete fatta, come detto, da diversi partner di progetto: ognuno dei quali ha portato la propria testimonianza.

A cominciare dal direttore del polo museale, Maurizio Cipolloni. “Accedere vuol dire garantire a qualcuno di potersi avvicinare serenamente e con facilità ad un bene museale – ha evidenziato -. La cosa importante è infatti permettere a tutte le persone di comprendere quanto stanno ammirando – ha proseguito Cipolloni -, in questo modo il visitatore diventa coinquilino del museo”.

Ad intervenire nel corso della presentazione anche la dirigente del Servizio Musei della Regione Umbria, Antonella Pinna: “L’idea è stata quella di far sentire le persone pienamente accolte in un museo – ha detto -, di farle sentire a casa e non respinte magari dall’idea che un’opera è difficile da capire. Il progetto – ha proseguito – ha di fatto unito l’azione quotidiana di un polo museale, che apre le sue porte e custodisce un patrimonio, ad un’attività tesa a capire come realmente il visitatore si sentisse all’interno del museo”.

Presente anche Alessandra Rombi di Atlas che ha parlato dei laboratori di arteterapia in cui si sono cimentati i tanti ragazzi con disabilità protagonisti del progetto: “Abbiamo cercato di comunicare attraverso le immagini – ha sottolineato – e si è creato un legame fortissimo tra tutti noi: il gruppo è stato il motore dell’iniziativa”.

Cristina Pucci de “La Locomotiva” ha dal canto suo ribadito il fine ultimo: “L’obiettivo era vivere e far vivere da protagonisti il museo – ha detto -, ci siamo riusciti grazie alla grande e sorprendente risposta dei circa quaranta ragazzi coinvolti e dei tanti educatori. Tutti hanno lavorato in maniera attiva e collaborativa – ha concluso – e così il museo è stato reso ancor più dei cittadini”. “È stato un progetto dalle tante sfaccettature – ha aggiunto Simone Fagioli sempre de ‘La Locomotiva’ – che ha unito insieme manualità, arte e tecnologia e in cui tutti hanno lavorato con impegno”. “Abbiamo cercato, come sempre, di trovare la bellezza in tutte le cose – ha sottolineato Francesca Cesarini della stessa cooperativa sociale -, e lo abbiamo fatto insieme in un’accezione comunitaria”.

Toccanti, infine, le testimonianze di due ragazzi coinvolti nel progetto che hanno parlato di “esperienza emozionante dall’inizio alla fine”: “Attraverso le attività di questa iniziativa – ha detto in particolare uno dei due – abbiamo tirato fuori noi stessi”.

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