In Italia, casi Covid in continua ascesa. L’aumento stimato dalla Fondazione Gimbe nel periodo che va dal 22 al 28 giugno è infatti del 50,4%, con i contagi che toccano quota 384.093 (sette giorni prima erano circa 255mila). Stando al monitoraggio settimanale condotto dall’Istituto, inoltre, crescono pure i ricoveri ordinari del 25,7% e le terapie intensive del 15%. E se rimane sostanzialmente ferma la percentuale di chi ha completato il ciclo vaccinale, tornano a crescere anche i decessi, con un più 16,3%. Insomma, la fotografia scattata a livello nazionale dall’Istituto presieduto da Nino Cartabellotta parla di una “elevata circolazione virale con effetti – tra l’altro – già evidenti sugli ospedali, si vedano i posti letto occupati in area medica saliti di quasi 2mila unità in 18 giorni”.
Casi in ascesa in tutto il Paese, nessuna regione esclusa. Nemmeno l’Umbria, dove anzi l’aumento percentuale dei nuovi casi è stato pure maggiore della media nazionale. Nel giro di una settimana sono infatti saliti del 57,4%, con gli attualmente positivi per 100mila abitanti a quota 1.402. Una crescita che anche a livello regionale si ripercuote in termini di pressione sugli ospedali, almeno per ciò che riguarda i ricoveri ordinari. In sette giorni è infatti aumentata la saturazione dei posti letto in area medica, passando dal 17,2% al 22,1% (la media italiana è del 9,4%). Stabile, invece, il dato sull’occupazione delle terapie intensive: fermo all’1,2% (2,6% a livello nazionale). Report Gimbe alla mano, poi, in tutte le province del Bel Paese si osserva un incremento dei contagi. Non solo, in 75 di esse l’incidenza è superiore a 500 casi per 100mila abitanti. Tra queste, entrambe le umbre. A Perugia sono infatti 753 per 100mila abitanti mentre a Terni 654, con casi in aumento rispettivamente del 69,2% e del 29,6%. Sul fronte vaccinale l’Umbria si conferma quinta per tasso di copertura con quarte dosi per persone immunocompromesse con un 49,2%. Nette, in questo senso, le differenze regionali su scala italiana, dove si passa dal 100% del Piemonte al 9,7% della Calabria.
“Inaccettabile che in questa fase – commenta al tal proposito il presidente Cartabellotta – la somministrazione delle quarte dosi per i pazienti vulnerabili rimanga al palo”. Ma ciò che non rimane al palo, come detto, è invece la circolazione virale, sospinta, secondo Gimbe, dalla diffusione delle varianti BA.4 e BA.5 e dal calo di attenzione generale. Il numero uno dell’Istituto invita quindi alla tutela: “È fondamentale indossare la mascherina nei locali al chiuso specialmente se affollati – evidenzia – e, in condizioni di grandi assembramenti, anche all’aperto”.