A rischio dieci posti di lavoro alle Omc di Foligno. Sono quelli degli addetti allo smontaggio ed al magazzino, per i quali si paventa il pericolo di un dimezzamento. Dai venti lavoratori attuali, infatti, si potrebbe presto passare a dieci, esattamente la metà. Il motivo? “Le regole che permeano il mondo degli appalti che, come sottolineano i sindacati, tutelando la concorrenza, si dimenticano di tutelare i dipendenti del settore”.
Nel caso di Foligno il riferimento è ai dipendenti della ditta Profer, prossimi ad un cambio d’appalto. Il nuovo committente, la “Nuova Carrozzeria San Leonardo”, si è infatti aggiudicato l’appalto con un ribasso del 42,8 per cento. Con queste percentuali, le conseguenze per i sindacati sono ben chiare. “È facilmente intuibile capire – denunciano infatti – come situazioni come queste trasformino i lavoratori in esuberi”.
“Com’è possibile – si interrogano le sigle sindacali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti, Ugl, Fast Ferrovie e Orsa – assegnare lotti a cifre così insufficienti?”. Dai calcoli effettuati dagli stessi sindacati, infatti, un ribasso del 42,8 per cento non sarebbe sufficiente a garantire uno stipendio neanche a dieci dipendenti su venti. “Inoltre – denunciano – per i dieci dipendenti che rimarrebbero, sarebbe inevitabile un cambio del contratto collettivo nazionale di lavoro applicato e una riassunzione con soluzione di continuità dei dipendenti”. Che tradotto, in termini economici, significherebbe avere in meno in busta paga tra i 300 e i 400 euro a fronte di uno stipendio di 1.300 euro per i lavoratori full-time.
Insomma, se nelle scorse settimane si era parlato di futuro roseo per le Omc di Foligno, non è così per tutti i settori. Nel caso degli addetti allo smontaggio ed al magazzino, infatti, la questione appare molto delicata, al punto che i sei sindacati hanno deciso di rivolgersi direttamente al ministro delle infrastrutture e trasporti, Paola De Micheli (che domani sarà in visita allo stabilimento), inviandole una lettera in cui chiedono soluzioni legislative immediate e dovute pressioni sul Gruppo FSI “affinché non si proceda – concludono – a questo impoverimento dei lavoratori degli appalti ferroviari”.
Un caso che potrebbe rappresentare un precedente anche per altri comparti. “Oggi il fenomeno sta colpendo alcune decine di lavoratori – ribadiscono i sindacati – ma, nell’immediato futuro, le ripercussioni negative interesseranno l’intero settore degli appalti ferroviari che conta fino a 10mila dipendenti”.