Ufficialmente rimaneva a casa per accudire la nonna malata, in realtà andava in vacanza. È l’escamotage ordito da un operaio trentenne di Foligno beccato dalla guardia di finanza e denunciato a piede libero per truffa aggravata nei confronti dello Stato. Ad incastrare il giovane, che ora rischia la reclusione da uno a cinque anni oltre al licenziamento per giusta causa, sono state le foto che lo stesso operaio aveva pubblicato sul suo profilo Facebook.
È stato proprio osservando l’attività del giovane sui social network che le fiamme gialle hanno condotto le loro indagini. Dagli accertamenti è così emerso che nel corso del 2017 l’uomo si era recato a Bangkok per capodanno e a Barcellona per ferragosto. In entrambi i casi, fanno sapere dalla guardia di finanza, l’operaio aveva chiesto la concessione di tre giorni consecutivi di permesso retribuito per la Legge 104/1992, “agganciandoli”, quindi, a giorni di ferie o a riposi settimanali, in modo da aver a disposizione un periodo più lungo.
La norma, infatti, prevede a chi ne beneficia di usufruire di permessi retribuiti per accudire i congiunti malati e con gravi forme di disabilità. Come nel caso del folignate che, come detto, ufficialmente si assentava dal posto di lavoro per accudire la nonna. Le indagini condotte dalle fiamme gialle hanno permesso così di incrociare le informazioni fornite dal profilo social del 30enne, laddove erano state rinvenute foto delle vacanze, con i dati rilevati al centro per l’impiego, all’Inps, dalle compagnie aeree ed infine dal datore di lavoro. È così scattata la denuncia all’autorità giudiziaria. L’operaio, su cui pende un’accusa di truffa aggravata, rischia ora – come detto – fino a cinque anni di carcere oltre al licenziamento.
Continua, quindi, l’attenzione della Guardia di Finanza nel settore della spesa pubblica e delle frodi nei comparti della previdenza e assistenza, il cui contrasto mira a garantire l’effettivo sostegno alle fasce più deboli della popolazione, evitando il dispendio di risorse a beneficio di soggetti non aventi diritto, senza dimenticare che l’indebito accesso a prestazioni assistenziali genera iniquità e mina la coesione sociale.