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Foligno, Filipponi: “Diciotto lavoratori Fils rimasti senza lavoro”

Pubblicato il 28 Settembre 2018 09:13 - Modificato il 5 Settembre 2023 15:38

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Fils, vicenda ormai conclusa? Se per il Comune di Foligno si è messo un punto con il passaggio degli ultimi dipendenti rimasti alle ditte appaltatrici e senza più nessun lavoratore a carico, per la consigliera comunale di opposizione, Stefania Filipponi, c’è ancora qualche aspetto su cui occorre fare chiarezza. A cominciare dal fatto, fa sapere l’esponente di Impegno civile, che “ad oggi, 18 dipendenti Fils non svolgono alcuna attività, usufruendo dell’indennità di disoccupazione”, ma non solo. Secondo quanto riferito dalla capogruppo di minoranza, infatti, “i debiti accumulati dalla società, e che a dicembre 2016 ammontavano a più di quattro milioni e mezzo di euro, non risultano estinti”. Precisazioni, queste, che per la consigliera servono a mettere i puntini sulle “i” rispetto alla nota, definita “lacunosa e fuorviante”, diramata dal Comune negli scorsi giorni. “Non tutti i 31 lavoratori sono stati ricollocati nelle varie società che si sono aggiudicate gli appalti – spiega Stefania Filipponi -. Ben 18 sono stati licenziati dalla partecipata e il Comune di Foligno, socio unico di Fils, si è completamente disinteressato del problema, non intervenendo in alcun modo a tutela degli operai. Questo – prosegue – nonostante in ogni bando di gara fosse prevista la clausola sociale di salvaguardia, che garantiva la continuità lavorativa di tutto il personale”. In soldoni, sottolinea la capogruppo di opposizione “se le ditte aggiudicatarie non avessero voluto, in ipotesi, rispettare gli obblighi previsti nei capitolati di gara, in riferimento ai diritti dei lavoratori, il Comune di Foligno avrebbe potuto e dovuto revocare l’aggiudicazione dell’appalto. Invece – attacca Filipponi – in barba a tutte le norme, la Fils ha licenziato e i lavoratori hanno ‘accettato’ il licenziamento. Non solo – prosegue – una sigla sindacale ha firmato con Fils un verbale di accordo in base al quale il ‘licenziamento è stato ritenuto giustificato da un motivo oggettivo’, anche in deroga alle procedure previste dalla normativa vigente”. Insomma, per Stefania Filipponi “i dipendenti hanno rinunciato, in sede sindacale, a contestare il licenziamento, con la speranza che, in quanto inseriti nelle liste di mobilità Anpal, sarebbero stati ricollocati in una società partecipata, in primis nella Valle Umbra Servizi. Soltanto che – conclude – il termine del 30 giugno, entro il quale le società pubbliche erano obbligate ad assumere solo il personale collocato in Anpal, è scaduto e, quindi, non rimane che attendere una eventuale ‘riapertura’ del bando del ‘maxi concorso’ indetto negli anni scorsi da Vus e poi sospeso. In tale ipotesi, però, si tratta di nuove assunzioni, senza il mantenimento di diritti e retribuzione”.

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