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Mette in vendita una lettera di Papa Pio VI: denunciato collezionista

Pubblicato il 11 Settembre 2023 12:06

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Aveva messo in vendita su un sito di commercio online una pergamena appartenente al fondo archivistico del convento di San Francesco d’Assisi di Foligno. Per il collezionista, residente nella provincia di Forlì-Cesena, è così scattata una denuncia per ricettazione di bene culturale. L’uomo, infatti, non ha saputo giustificare il lecito possesso del manoscritto che, per sua natura, non avrebbe dovuto trovarsi nella disponibilità di un privato. Il collezionista, infatti, ai carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale dell’Umbria, che avevano individuato online la pergamena, ha detto di non ricordare esattamente quando e da chi l’aveva acquistata. Così, su disposizione dell’autorità giudiziaria forlivese, titolare dell’indagine, è stato denunciato.

A permettere il riconoscimento del documento sono state alcune immagini allegate all’annuncio di vendita, che accompagnavano una generica descrizione. “Seppur di modesto valore commerciale, quantificato in qualche centinaio di euro – spiegano dall’Arma dei carabinieri – la lettera ha un valore storico documentale che prescinde da quello economico e che la rende assolutamente preziosa per ricostruire, seppur quale piccolo tassello, la storia di una comunità alla quale sono legate tradizioni e testimonianze di valenza culturale”. Una volta recuperata, è stata quindi riconsegnata ai legittimi proprietari. Proprio negli scorsi giorni, infatti, è stata restituita al ministro provinciale dell’Ordine dei frati minori conventuali, padre Francesco Lenti. La riconsegna è avvenuta nel convento folignate, alla presenza del parroco, padre Domenico Fabbri.

Si tratta, secondo quanto viene riferito, di un “breve pontificio” vergato a mano su pergamena a firma di Papa Pio VI datata 1775, in base a quanto ricostruito dalla lettura del testo da parte del funzionario della Soprintendenza Bibliografica e archivistica dell’Umbria incaricato di effettuarne l’expertise. La missiva corrisponderebbe ad un atto pontificio – meno solenne della bolla papale ma per questo non meno importante – , utilizzato per la trattazione di “affari di minor rilevanza amministrativa”. Fra le caratteristiche peculiari il supporto scrittorio, composto da una pergamena molto fine di colore bianco, ricavata sicuramente dalla lavorazione di una pelle di agnello; altra particolarità la presenza, seppur parziale, del sigillo in ceralacca rossa riproducente il calco impresso dall’Anello del Pescatore. Il documento, le cui dimensioni corrispondono a cm. 20 x 42, aveva come destinatario padre Michelangelo Rossi, dell’Ordine dei Frati minori conventuali di San Francesco. Lo scritto termina con la formula: Sub anulo piscatoris, da ciò è stato possibile desumere e confermare la sua chiara ed inequivocabile appartenenza ecclesiastica e, di conseguenza, la sottoposizione ex lege a tutela quale bene culturale inalienabile.

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