Franco Pizzoni, Augusto Bizzarri, Franco Santocchia, Giacomo Melelli, Luigi Olivieri, Lino Spuntarelli, Antonio Salcito e Vincenzo Salcito. Erano lì, in piazza San Domenico. Bastava chiudere gli occhi per poter immaginare in mezzo a tanti folignati di oggi, i loro volti giovani, così com’erano 80 anni fa, quando vennero presi dai nazifascisti, arrestati e poi deportati nei campi di concentramento di Mauthausen e Flossemburg insieme ad altri 17 ragazzi folignati. Erano in tutto 25, come ha ricordato Maria Pizzoni, sorella di Pietro e presidente onoraria dell’Aned Umbria, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi di concentramento. Ma solo cinque di loro riuscirono a far ritorno a casa. Gli altri no, gli altri morirono. Alcuni durante la prigionia, altri subito dopo la liberazione. Franco, Augusto, Franco, Giacomo, Luigi, Lino, Antonio e Vincenzo per qualche minuto, sabato mattina in piazza San Domenico, sono tornati a vivere, attraverso la voce degli studenti dell’Istituto tecnico tecnologico “Da Vinci” che ne hanno raccontato le storie, chi erano, cosa stavano facendo quella terribile mattina del 3 febbraio 1944 e cosa ne fu di loro.
La loro memoria, però, resta viva e continuerà a rimanere tale grazie alle pietre di inciampo poste a loro ricordo per le vie del centro storico cittadino e delle frazioni folignati. Una per ognuno. Ognuna in un luogo simbolo per ciascuno di loro, vicino alla casa in cui abitavano, davanti alla scuola che frequentavano, per non dimenticarli mai. “Perché – come ha spiegato l’assessore alla Memoria, Paola De Bonis, durante la cerimonia di inaugurazione del progetto “Stolperstein”, lanciato nel 1995 in tutta Europa dall’artista tedesco Gunter Denmig – queste pietre raccontano la storia e la tragedia di giovani uomini a cui è stato tolto il futuro”. Un progetto che, su proposta del consigliere di Foligno 2030 Mario Gammarota e approvato all’unanimità dalla massima assise cittadina, ha visto la luce anche a Foligno. Otto le pietre d’inciampo già poste: sei finanziate dall’amministrazione comunale e due dal Rotary Club Foligno. Ma l’obiettivo è quello di metterne altre, una per ognuno dei 25 deportati folignati (la prossima, così come annunciato da Gammarota, dovrebbe essere finanziata dal Club Unesco Foligno e Valle del Clitunno).
Dietro c’è stato un lavoro di due anni, portato avanti da un apposito comitato composto da studiosi e associazioni, a cominciare dall’Aned Umbria. “Uno dei nostri obiettivi – ha spiegato il presidente Malcolm Angelucci – è quello di passare il testimone, di costruire un ponte intergenerazionale che permetta a questa memoria di continuare. Memoria vuol dire aprire un mondo che poi diventa studio, educazione civica e politica”.
E a sottolineare questo passaggio tra generazioni è stata la presenza di tanti studenti, a partire – come detto – da quelli del “Da Vinci” che, come sottolineato dall’assessore De Bonis, “hanno fatto un grande lavoro di approfondimento, insieme agli insegnanti, per farsi messaggeri di queste storie”. “È una giornata veramente commovente” ha dichiarato con grande emozione Maria Pizzoni, condividendo con chi era in piazza un ricordo del fratello Franco ma anche il destino che ha accomunato la sua famiglia a quelle degli altri giovani folignati deportati. Un destino fatto di attesa: l’attesa di vederli tornare. “Sognavo che Franco fosse ancora vivo, che fosse in Russia e che li si fosse fatto una famiglia. Poi sono stata a Mauthausen – ha detto – e ho visto la fine che hanno fatto questi poveri ragazzi”.
“Queste pietre – ha detto il sindaco Stefano Zuccarini – saranno sempre un segno di riconoscenza verso queste persone, vittime della barbarie nazifascista: su questo dobbiamo essere chiari e non ci possono essere fraintendimenti. Non vogliamo che quello che è successo in passato si ripeta”. Di memoria e libertà ha parlato il consigliere Gammarota. “Memoria – ha dichiarato – per ricordare ogni giorno, e non solo durante le ricorrenze, quello che è accaduto. Libertà perché è nel nome di questo valore che quei ragazzi hanno dato la vita; una libertà che oggi, troppo spesso, si dà per scontata. E questo progetto vuole essere da stimolo su entrambi i fronti”.
“Inciampare – ha detto il presidente del Rotary Club Foligno, Federico Berti Piras, che ha finanziato l’acquisto di due delle otto pietre installare – vuol dire fermarsi senza volerlo. E quando accade, occorre ritrovare l’equilibrio prima di poter riprendere il cammino”. Ma sono stati anche altri i contributi arrivati nel corso della mattinata, a simboleggiare l’importanza del progetto realizzato: da quello dell’Anpi con Stefano Mingarelli a quello de L’Officina della memoria con Rita Zampolini e fino ad arrivare a quello del Club Unesco Foligno e Valle del Clitunno con il presidente Maurizio Biondi. Segno che la memoria è e deve continuare ad essere un patrimonio da custodire e tramandare.
Ecco i luoghi dove sono state collocate le pietre d’inciampo: Franco Santocchia (viale Marconi), Luigi Olivieri (Rasiglia), Lino Spuntarelli (piazza Giacomini), Vincenzo Salcito e Antonio Salcito (viale Mezzetti, nei pressi della caserma Gonzaga), Franco Pizzoni (piazza San Domenico), Giacomo Melelli (piazza Faloci Pulignani), Augusto Bizzarri (via Scandolaro).