Da “Lu centro de lu Munnu” a Katmandou il passo è stato davvero cortissimo. Lui è Bruno Bottaro, ha 44 anni e nella vita gestisce un’importante fetta dell’Asia per un tour operator con sede nel Veneto. Siracusano di nascita e romano d’adozione, Bruno Bottaro da sei anni vive e lavora a Foligno, città della quale “ama tutto, anche le sue tradizioni come la Quintana” come ci tiene a sottolineare. E proprio da Foligno, il centro del mondo, ha deciso di far partire la sua spedizione in Nepal dopo il devastante terremoto che ha portato morte e distruzione. “Per me è stato naturale – precisa Bruno Bottaro – perché il Nepal mi ha dato tanto professionalmente parlando e quindi ho subito voluto sdebitarmi”. E’ così che nelle ore successive al terremoto delle scorse settimane, ha deciso di chiedere aiuto attraverso un post su Facebook che immediatamente ha fatto il giro d’Italia. “Avevo chiesto 50 o 60 chili di medicinali da poter portare nelle zone terremotate – spiega Bruno Bottaro, contattato da Rgunotizie.it direttamente in Nepal grazie a Skype lo scorso 18 maggio – alla fine ne sono arrivati circa 500 grazie all’aiuto di tanti folignati ma anche delle tantissime persone che conosco in tutte le parti d’Italia”. Da Foligno è arrivato anche un altro sostegno. “Il Cai mi ha aiutato a sistemare i medicinali – spiega – mentre la Croce Bianca ed il suo presidente Prestipino sono stati gentilissimi nel farmi tutte le certificazioni necessarie”. IL VIAGGIO – Partito il 9 maggio da Roma destinazione Nepal, Bruno Bottaro grazie anche all’aiuto di un suo amico e responsabile di una compagnia aerea, è riuscito ad imbarcare ben 100 chili di medicinali, facendo “uno strappo alla regola”. Dopo aver trascorso una settimana in India in attesa del lasciapassare per il Nepal, è poi iniziata l’operazione. “Gli altri 400 chili li spediremo successivamente, mentre per quanto riguarda questo primo viaggio, ho effettuato tre consegne principali – racconta – la prima in un villaggio di Nuwakot, poi a Katmandou e a Bhaktapur”. La prossima spedizione sarà ad ottobre insieme al Cai di Foligno “per aiutare la popolazione in modo diverso, ovvero nella ricostruzione”. IL SISMA – Ma che situazione ha trovato Bruno Bottaro al suo arrivo? “Per me il Nepal è come una seconda famiglia visto che vengo qui almeno due volte l’anno per lavoro e posso contare su molti amici – spiega in collegamento dall’altra parte del mondo – . Conosco molto bene questi territori e devo dire che i media tendono sempre ad ingigantire. Le immagini parlano solamente di distruzione, ed invece se si arriva a Katmandou sembra che non sia successo nulla. La parte più colpita è quella del centro storico – prosegue Bruno Bottaro – ma non è comunque stata rasa al suolo come potrebbe sembrare. Poi, più ci si allontana dalla Capitale e più ci sono villaggi che hanno sùbito danni, visto che lì c’è anche più povertà”. LA POPOLAZIONE – Il problema più grande per la popolazione è a livello psicologico: “Oltre ai traumi fisici, molte persone hanno perso anche più di un parente e quindi ci sarebbe bisogno di sostegni psicologici – afferma – senza dimenticare che a giugno inizia il periodo dei monsoni che creerà dei problemi a chi non ha più una casa. La popolazione è forte e si sta attrezzando senza chiedere aiuto a nessuno”. L’“invasione” di aiuti da tutto il mondo ha sorpreso i nepalesi e molte cose sono ancora ferme negli hangar degli aeroporti: “Paradossalmente – afferma il tour operator – è più facile portare sostegno come privato anziché come ente o associazione. In questo momento servirebbero tante tende, le uniche che ho visto arrivare sono quelle dalla Cina”. Il 23 maggio Bruno Bottaro è tornato in Italia. Per poco però, perché il suo cuore è ancora in Nepal: “Ringrazio tutti i folignati che mi hanno aiutato, così come tutte le altre persone dal resto d’Italia, ma quello che ho fatto era il minimo per una terra che mi ha dato tanto”.
L’audio dell’intervista a Bruno Bottaro dal Nepal andrà in onda nel giornaleradio delle 18.30 di martedì 26 maggio