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Tempio crematorio, M5s: “Il centrodestra cerca di addossare ad altri le responsabilità”

In una nota David Fantauzzi e Andrea Pichelli intervengono sulla vicenda discussa nell’ultimo consiglio comunale anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate dall’amministratore de La Fenice

Pubblicato il 25 Maggio 2025 14:17 - Modificato il 26 Maggio 2025 14:41

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La vicenda del tempio crematorio di Colfiorito continua a produrre strascichi. L’approvazione in consiglio comunale dell’insussistenza dell’interesse pubblico alla realizzazione dell’opera da parte della sola maggioranza di centrodestra, con i consiglieri di minoranza che hanno invece preferito non partecipare il voto, continua ad alimentare il botta a risposta tra i due opposti schieramenti politici. Iniziato il giorno della massima assise cittadina quando a dirsele a suon di interventi erano stati, da una parte, il capogruppo della Lega, Mauro Malaridotto, e dall’altro i capigruppo di Pd e Movimento 5 Stelle, Rita Barbetti e David Fantauzzi, è proseguito anche il giorno successivo. Quando, proprio l’esponente leghista era tornato sull’argomento, bollando come “grave” l’atteggiamento dei colleghi di opposizione “che hanno abbandonato l’aula al momento del voto – ha dichiarato -, evitando di assumersi ogni responsabilità. Una scelta che equivale, nei fatti – aveva quindi sottolineato -, a una posizione favorevole alla costruzione dell’impianto”. Parlando di partiti di sinistra che “tacciono, fuggono e tradiscono la fiducia dei cittadini della montagna”, aveva quindi ribandito l’impegno della maggioranza a difesa della stessa montagna e della comunità di Colfiorito.

Parole “copiate e incollate” – fatta qualche piccola modifica personalistica qua e là – anche dal sindaco Zuccarini sui social network e che non devono essere andate giù ai pentastellati, che hanno voluto dire la loro. “Ciò che stiamo leggendo in questi giorni in merito alla vicenda del tempio crematorio di Colfiorito da parte delle forze politiche di centrodestra che amministrano la nostra città ci sorprende per la straordinaria capacità di modificare le proprie posizioni con una velocità degna di un camaleonte e cercare di addossare ad altri le proprie responsabilità, esercizio quest’ultimo frequentemente praticato” hanno scritto in una nota David Fantauzzi e Andrea Pichelli, rispettivamente capogruppo e rappresentate territoriale del Movimento 5 stelle, per poi ripercorrere l’intera vicenda iniziativa ne novembre 2023 e diventata di dominio pubblico solo nel febbraio 2024 con un articolo pubblicato dal Corriere dell’Umbria. Da lì tutta una serie considerazioni, a cominciare da quella che lo stesso Fantauzzi ha ribadito più volte sia in sede di commissione che di consiglio comunale. “Riesce difficile pensare che un’impresa privata proponga un project financing (cioè con la collaborazione dell’ente pubblico) e impegni risorse importanti, compreso l’acquisto del terreno, senza prima avere sondato informalmente la concreta possibilità realizzativa” hanno commentato, per poi riprendere le parole dell’amministratore de La Fenice srl, ossia la società che aveva avanzato la proposta: “È di questi giorni – hanno dunque sottolineato – una dichiarazione pubblica da parte dell’imprenditore che lamenta ‘il modo in cui sono state gestite le promesse fatte e le aspettative create’, che rende bene il concetto”.

Ricordando, poi, il ricorso al Tar da parte della stessa azienda, i pentastellati hanno parlato di una “vicenda nata male e gestita peggio” che “presenta delle analogie con altre vicende”. Un riferimento a questioni come l’antenna di Corvia, la Variante sud o l’eolico lungo l’Appennino marchigiano. “Vorremmo anche capire il ‘meccanismo’ con il quale le forze politiche che amministrano la nostra città stabiliscono se un’opera è insostenibile da un punto di vista ambientale – attaccano -. Per loro un inceneritore dei rifiuti è sostenibile mentre un tempio crematorio non lo è, una strada extra-urbana che taglia in due la città è sostenibile mentre una pala eolica non lo è, tanto per fare qualche esempio. Ci viene il dubbio – concludono – che ad orientare il giudizio sulla bontà di un’opera non sia l’opera stessa ma il posto in cui questa si realizza, che non ci sembra una valutazione oggettiva e, soprattutto, categorizza i cittadini ed i territori in privilegiati e sfortunati”. 

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