Dopo la nomina annunciata nelle scorse settimane da parte della Regione, si attende ora l’insediamento ufficiale del nuovo direttore generale dell’Usl Umbria 2. Il folignate Roberto Noto è pronto a subentrare al facente funzioni Piero Carsili e già iniziano ad arrivare le prime richieste di incontro. Come quella avanzata da Cimo Umbria, che pone subito all’attenzione del dg le questioni “calde”. “Le urgenze sul tavolo sono numerose e chiedono un confronto immediato e concreto” dichiara il segretario aziendale Francesco Corea, spiegando come il sindaco abbia accolto “con fiducia” l’arrivo del suo dg, “il cui curriculum di alto profilo, anche nell’ambito della Lega italiana per la lotta contro i tumori – prosegue -, lascia immaginare una visione innovativa per la nostra azienda”.
Guardando alle priorità poste da Cimo Umbria, sul tavolo del direttore generale dell’Usl 2 sono pronte ad arrivare tre questioni. La prima riguarda i fondi contrattuali, di risultato e disagio, che rappresentando una variabile importante della retribuzione dei medici. “Ogni anno – dichiara a questo proposito Corea – si ripropone la necessità di finalizzare la contrattazione e la distribuzione di queste risorse, senza le quali il sistema rischia di perdere motivazione e fiducia”. Per il segretario aziendale del Cimo, su questo fronte, il sindaco deve essere messo in condizione di “condividere e non subire criteri imposti dall’azienda. Inoltre – aggiunge – non devono generarsi residui, come invece puntualmente accade con nocumento economico per i colleghi”.
Il secondo tema posto riguarda, invece, l’overbooking nelle prestazioni sanitarie, pratica che spiegano dal sindacato è stata “recentemente oggetto di ulteriore estensione” e che vede la netta contrarietà del Cimo a livello nazionale. “Con una delibera regionale di marzo – commenta Francesco Corea – si è introdotto un nuovo modello denominato ‘no-show’, che impone ai reparti il recupero delle prestazioni non erogate per assenza del paziente, caricandole nuovamente sugli stessi professionisti. Una misura che può creare disagi organizzativi seri, soprattutto se attuata senza una chiara informazione all’utenza e senza condivisione con i medici”. Una pratica che, però, secondo quanto sottolineano dal sindacato sta generando “situazioni di stress sia per i medici che per i pazienti, che si ritrovano in slot sovranumerari e in orari coincidenti con altri pazienti senza esserne informati”. “Il rischio – dice Corea – è quello di affollamenti inattesi, attese prolungate e confusione, mentre i professionisti sono costretti a gestire un carico di lavoro non previsto e poco trasparente”.
Ultima questione su cui, per Cimo, è necessario e auspicabile un confronto quanto prima ha a che fare con l’orario di lavoro, su cui pesano la carenza cronica di personale e quelle che vengono apostrofate come “prassi gestionali discutibili”. “Nell’ambito delle 38 ore settimanali – chiarisce l’esponente sindacale -, i medici sono chiamati anche a turni notturni, festivi e reperibilità. Ma spesso la distribuzione non è equa, e il conteggio automatico delle ore con il gestionale penalizza chi effettua turni spezzati, sottraendo automaticamente 30 minuti di pausa, anche se non ne usufruisce realmente. Abbiamo già diffidato l’azienda a correggere questo sistema”.
L’auspicio, dunque, è che si possa aprire quanto prima un tavolo di confronto con la dirigenza dell’Usl2. “Ci auguriamo – conclude infatti il dottor Corea – che la nuova direzione voglia ascoltare le voci di chi ogni giorno lavora nei reparti, per migliorare davvero il servizio sanitario pubblico”.