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Mobilità dolce, un sogno chiamato “Route77”

Pubblicato il 21 Luglio 2019 08:40 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:46

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Un sogno chiamato Route77. Esatto, avete letto bene: Route77. Una crasi dal sapore provocatorio, una suggestiva sfida da lanciare per quello che potrebbe essere il futuro della oramai ex Strada statale 77. Con l’apertura della nuova “Valdichienti” da Foligno a Civitanova Marche, la vecchia strada che corre sul solco della Via Lauretana riveste un ruolo di secondo ordine. “Bene!”, direbbero in molti. Ed in effetti la nuova superstrada ha migliorato le comunicazioni tra Umbria e Marche, così come è aumentato il livello di sicurezza stradale sotto diversi punti di vista. Ad oggi l’ex Ss77 resta una strada al servizio degli abitanti della Val Menotre o di coloro (a quanto pare sempre più) che decidono di visitare le bellezze della montagna di Foligno. Ecco allora che la rinascita delle frazioni del comprensorio deve essere affiancata quella della storica strada. Come? Creando la Route77, sulla scia della mitica Route66. La “highway” americana, dopo il declino a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, all’inizio dei Novanta è stata trasformata in una strada di interesse storico. Ogni anno, la Route66 viene percorsa da migliaia di turisti, provenienti da tutto il mondo. Viaggiarci in auto o in moto ha un forte valore simbolico. Significa attraversare gli States dalla West Coast alla East Coast, rendendo indimenticabile l’esperienza. Lo scopo delle Route77 dovrebbe essere proprio questo: realizzare una strada di forte interesse storico e turistico, pur con le dovute differenze con l’omologa a stelle e strisce. L’ex Settantasette non dovrà essere percorsa in sella ad una Harley-Davidson o al volante di una Cadillac, ma pedalando. Chi scrive non vuole certo prendersi i meriti di questa idea, reputandola comunque geniale. La provocazione e l’appellativo di “Route77” hanno il volto dell’avvocato Angelo Velatta. Già presidente Fiab di Foligno, l’avvocato Velatta è uno dei componenti del Comitato tecnico-scientifico di Bicitalia, nonché grande amante e conoscitore della montagna folignate. “Creando una sorta di brand Route77, questa strada potrebbe calcare l’esperienza delle Routas ciclistas spagnole – spiega Angelo Velatta -, ovvero delle strade ordinarie a regime speciale”. Le Routas ciclistas sono dei percorsi su cui sono in vigore delle particolari regole. Si transita a bassa velocità, ci sono portali d’accesso segnalati, insieme all’obbligo di mantenere distanze minime nel sorpasso e dove c’è una vigilanza accentuata. “Attrezzare così la vecchia 77, sarebbe un’esperienza all’avanguardia in Italia – afferma Angelo Velatta -. E’ importante sottolineare che si tratterebbe di una strada dove i mezzi a motore e i ciclisti condividerebbero gli spazi”. Già, la condivisione. Un termine forse sconosciuto agli utenti della strada, ma che potrebbe piacevolmente trasformare il modo di viaggiare. Anche perché, come ci tiene a specificare Velatta andando oltre gli stereotipi, “non è detto che la mobilità dolce significhi girare solamente a piedi, in bici o a cavallo. La mobilità dolce può essere fatta anche in auto, a condizione che si abbassino le velocità”. Insomma, nessuna maxi pista ciclabile tra l’Umbria e le Marche, ma sfruttare a pieno ciò che già c’è senza particolari interventi infrastrutturali: “Non abbiamo il codice della strada come in Spagna – sottolinea Velatta -, ma questo potrebbe essere un esperimento che Anas potrebbe prevedere in Umbria”. Dalla Spagna alla Svizzera, la nuova vita della ex Ss77 potrebbe catturare anche un po’ dell’esperienza elvetica. Partendo dall’idea della fondazione “SvizzeraMobile”, che raccoglie al suo interno rappresentanti di governo, cantoni, produttori e via dicendo, si potrebbe creare “UmbriaMobile”, ovvero una rete di strade da percorrere a bassa velocità che coinvolga diverse anime e istituzioni per la sua realizzazione. “A lanciare questo progetto – racconta Angelo Velatta – è stato qualche anno fa Albano Marcarini (esperto cartografo, urbanista e viaggiatore a piedi e in bicicletta ndr) che ha evidenziato come l’Umbria, per le sue dimensioni contenute, ha tutte le caratteristiche per ospitare un percorso di strade storiche da percorrere a bassa velocità”. In mezzo a tutto ciò s’inserisce anche un’idea che deve ancora concretizzarsi nella sua interezza, ma che è andata oltre la fase di studio. E’ la “Quadriciclo”, ovvero una maxi pista ciclabile lunga oltre 250 chilometri che unirà la costa adriatica con i comuni dell’entroterra marchigiano. Da Civitanova Marche a Porto San Giorgio, per addentrarsi poi fino ad Amandola, Sarnano e ritorno per Abbadia di Fiastra, la Quadriciclo è a forte impulso marchigiano, anche se nell’iniziativa si è inserita anche Foligno. L’idea è quella di rendere la ex Ss77 come una sorta di prolungamento umbro, per creare un percorso di andata e ritorno tra la città della Quintana e Civitanova Marche. Una visione un po’ miope, un percorso monco a detta di chi parla l’alfabeto delle due ruote e che quindi non si accontenta. La risposta umbra alla Quadriciclo marchigiana dovrebbe essere quella di non fermarsi a Foligno, ma creare una sorta di “lato lungo” che porti anche a Spoleto, per chiudere il cerchio a Norcia attraverso l’ex ferrovia. Il sogno sarebbe poi quello di sorpassare le difficoltà di connessione tra Norcia e Amandola, unendole attraverso il passaggio con Castelluccio. Insomma, la ex Ss77 potrebbe in tutto e per tutto essere precorritrice di una nuova stagione per la mobilità dolce e per lo sviluppo di un turismo lento “made in Umbria”. Anche perché, di meraviglie da vedere lungo tutto il suo tracciato ce ne sono a bizzeffe. Ma questa è un’altra storia.

Articolo originariamente pubblicato sul numero 53 di ChiaroScuro

Fabio Luccioli
Fabio Luccioli
Direttore di Radio Gente Umbra e Gazzetta di Foligno

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